I VoGan sono una giovanissima rock band catanese che abbiamo scoperto al Contest organizzato dal PompeiLab nel mese di Aprile 2015, durante il quale, nella città di Pompei, si sono sfidati con altri gruppi approdando alla finale tenutasi Venerdì 24 dello stesso mese in gara con i Metharia e i Kafka sui pattini, quest’ultimi poi risultati vincitori.
La line up del gruppo conta cinque elementi: Seby Salerno (voce ), Salvo Coco ( chitarra ), Rosario Campisi ( chitarra ), Mario Grasso ( basso ), Alessio Di Maria ( batteria ). La loro esibizione live ci ha molto colpito, incisiva e con un’energia contagiosa. Questo ci ha convinto a chiedere loro di rilasciare un’intervista per nirvanaitalia.it
NI: Innanzitutto, da dove trae origine il nome della band? Escludendo che vi siate ispirati, per un astruso motivo, alla città Vogan del Togo o ad una famosa marca di scarpe italiane che ha un nome che assomiglia al vostro tranne che per la H, raccontateci il trip etilico che vi ha condotto a questa scelta!
VG: Ciao a tutti e vi ringraziamo per l’intervista. Purtroppo avete solo indovinato che il nostro nome proviene da un trip etilico. Alcuni pensano che sia un acronimo, altri pensano che sia l’insieme delle nostre iniziali. Altri ci vedono un messaggio subliminale. In realtà una delle prove in cui cercavamo il nome, ci rendemmo conto che uno di noi storpiava il nome di un mito della nostra infanzia musicale: Steve Ray Voughan. E sebbene la citazione sia distante non di poco dal nostro modo di fare musica, il nome è rimasto perchè ci piace come suona.
NI: Sentendovi suonare live al PompeiLab abbiamo avvertito nel vostro sound influenze derivanti da gruppi come Vibrazioni o Ligabue; la canzone del cantautore romagnolo, E’ più forte di me, presenta sequenze ritmiche e chitarre che ricordano il vostro singolo Il ritratto. Siete d’accordo ? E quali sono le vostre rock band di riferimento e quali hanno più influenzato la vostra musica ?
VG: In realtà no. Il ritratto è l’insieme delle influenze musicali di tutti i membri della band. Sono di vario stampo le band a cui ci ispiriamo. Dal rock possente degli anni ’70, come led zeppelin e Deep Purple fino ai suoni contemporanei dei Muse e Placebo, senza trascurare le melodie delle band italiane quali Negramaro e sound alternativi degli Aftehours e Subsonica.
NI: Finito il live Contest PompeiLab siete ripartiti in macchina per la Sicilia. Ma siete matti ? E’ prassi per la band sottoporsi a queste trasferte ? Cosa vi spinge oltre i limiti dell’umano ? Passione ? Voglia di farvi le ossa nei concerti live ? Desiderio di arrivare ?
VG: Si, esattamente tutto ciò che avete elencato. In più abbiamo voglia di confrontarci con le altre band, per crescere e migliorare sempre di più. Poi, quando ottieni i risultati sperati e i complimenti da parte di tutto il pubblico, i chilometri che ci separano dal contest in questione diventano pochi metri.
NI: Abbiamo notato che la band profonde una gran cura, quasi al limite del maniacale, per il live; cosa abbastanza sorprendente per un gruppo emergente. Ad esempio, abbiamo visto Alessio, il vostro batterista, per la performance live sfoggiare cuffie e pc portatile sul palco con probabilmente le sequenze. Da che tipo di formazione musicale provenite ? Alcuni di voi hanno studiato al Conservatorio ?
VG: In ogni live in cui ci esibiamo, cerchiamo di essere sempre “precisi” per far ascoltare ed apprezzare il nostro album così come lo abbiamo voluto: suoni equilibrati e timing perfetti. La formazione del conservatorio di alcuni componenti è servita a farci crescere a livello tecnico e a livello teorico. Tutte le altre cose sono una conseguenza dell’affiatamento e della crescita nell’arco dei nostri anni di attività.
NI: Il vostro nuovo album “Polvere”, è stato prodotto da Michele Musarra. Come è avvenuto l’incontro con questo produttore e come ha influito sulla veste musicale del vostro nuovo lavoro, che a noi è parso più morbido e melodico rispetto agli esordi dell’EP Il Matto ?
VG: Conoscevamo Michele sin dai nostri esordi essendo della stessa città. In realtà anche “Il Matto” è stato registrato nel suo studio, ma solo con “polvere” è divenuto pure nostro produttore. La nostra crescita musicale è dovuta anche a lui che ci ha assistito sia nella stesura musicale dei brani che nella scelta degli arrangiamenti.
NI: Le vostre esibizioni live sono notevoli, di tutt’altro tenore e impatto rispetto alle registrazioni in studio! I pezzi suonati dal vivo risultano più duri, più convincenti, più vivi rispetto ai videoclip. Ne avete coscienza ? State valutando di rafforzare il vostro sound ?
VG: Si, ne siamo al corrente ed è meglio così. Siamo dell’opinione che dal vivo si debba “spaccare” il palco con qualsiasi tipo di musica e piacere al pubblico sia per la tenuta del palco che per i suoni più vivi. Quindi è stata una scelta voluta di optare per un live più duro e d’impatto.
NI: Per quanto riguarda i testi delle canzoni si è notato che, mentre quelli degli esordi del vostro primo EP erano caratterizzati da un ricorso a stereotipi giovanili, quelli dell’album Polvere risultano più maturi, allusivi, ellittici ma diretti. Degno di nota il testo de Il matto, una denuncia dell’anima corrotta e feroce del mondo che si autoassolve dissimulandosi sotto i veli di un perbenismo di facciata; un inno alla rivolta e a perseguire i propri sogni. Cosa ha ispirato questa canzone? E, in futuro ascolteremo pezzi ancora più ribelli ? Escludete di affrontare temi più sociali e politici ?
VG: Il Matto è un canto di denuncia contro la società odierna (anche se scritto due anni fa, la situazione non è cambiata). Il brano è ispirato alla condizione sociale in cui si trova il cittadino medio che, in difficoltà, si chiede quale sia e se ci sia la soluzione al disagio che vive. Non escludiamo di poter continuare a scrivere su temi sociali o politici, ma preferiamo sempre scrivere su quello che ci ispira e quello che vogliamo comunicare.
NI: Una volta si diceva: ” Bisogna fare un buon disco per fare un buon tour”. Oggi per una band emergente è più importante realizzare un buon prodotto musicale o puntare su una comunicazione in grado di acquisire visibilità sui media, anche a scapito della qualità?
VG: Sono due aspetti fondamentali per un disco. Per noi sia la qualità che la comunicazione sono importanti per la promozione del nostro lavoro. Non si può tralasciare nè l’una nè l’altra.
NI: In base alla vostra esperienza che idea avete del mercato musicale attuale ? Pensate ci siano alternative ai canali tradizionali di lancio di nuove realtà come la vostra o bisogna affidarsi alle piattaforme digitali e attendere pazienti un riscontro di pubblico ?
VG: Ormai il mercato musicale si muove attraverso le piattaforme digitali e purtroppo solo così si può avere un riscontro di pubblico estraneo. E’ difficile trovare alternative ai canali tradizionali, quindi bisogna puntare su comunicazioni e promozioni via web.
Intervista di Antonio Napolitano e Kurt74