Recensione: Io sono il Nirvana

Andrea Biscaro – “Io sono il Nirvana” – romanzo – Caissa Italia Editore, ottobre 2018

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Esordisce la mia rubrica sulla bibliografia nirvanica con questo bizzarro quanto affascinante romanzo incentrato totalmente su Kurt Cobain, fresco di pubblicazione nella collana “VAria ed eVentuale” di Caissa Italia Editore . Interpellato dal sito Musica361.it , l’autore (anche cantautore) Andrea Biscaro ha dichiarato a proposito dello stile utilizzato per raccontare la storia di Kurt: “Io mi sono ispirato a dettagli della vita di Cobain apparentemente insignificanti per un mito ma importanti per la vita di un uomo che non so se sono mai stati toccati, come la sua passione per le bambole e i cavallucci marini o la sua fervente ispirazione data dai sogni. In questo libro c’è tanto sogno e incubo, spesso i due piani si confondono” . Con simili prospettive non poteva esserci altro che un racconto in prima persona, ebbene sì, come se fosse una sorta di flusso di coscienza narrato direttamente dalla mente, anzi dalla psiche di Cobain. 

Biscaro è stato bravo nel ricreare di proposito tale flusso, giostrando tra personali intuizioni e passi dei famigerati “Journals” di Cobain pubblicati anni fa, creando un’amalgama che fluttua tra finzione e realtà (perlomeno la realtà raccontata dalla penna di Kurt) , riuscendo a risultare decisamente credibile riguardo alla personalità cobainiana : leggendo questa sorta di racconto di vita riusciamo a immaginarcelo verosimile, questo Cobain che “ciabatta” qua e là, bestemmia, si comporta in modo imprevedibile e immaturo ma è capace di profondi soliloqui esistenziali, sogna e trova riscontro delle sue paure nella realtà aberrante della vita di un tossico sotto i riflettori che lui stesso era andato a cercarsi. Il sogno, o meglio incubo, è parte integrante e ricorrente del racconto, tanto quanto un espediente vecchio come il cucco, ma sempre perfettamente efficace, dell’Io interiore proiettato all’esterno di Kurt. Se Boddah era il suo amico immaginario d’infanzia, il personaggio con cui spesso si scontra questo Cobain immaginifico è la sua stessa nemesi, lo specchio riflesso di se stesso o forse solo il mostro che c’è in ognuno di noi.

Soprattutto è lo spettro dell’eroina a fare da padrone nella psiche del Cobain raccontato da Biscaro; quello e la testardaggine di seguire sempre e solo il proprio istinto, incurante dei pareri altrui, incespicando tra il mondo della celebrità, le vacue gioie della famiglia e il dilagare della tossicodipendenza. Il racconto inizia dalla fine, mossa forse prevedibile, e riparte dall’adolescenza tormentata di Kurt, percorrendo a tappe la sua breve parabola artistica e personale, di rockstar, marito, padre e tossico .

Nonostante il racconto venga definito “romanzo storico” in copertina, c’è da rilevare che l’aspetto prettamente storico è puramente di facciata ; a grandi linee viene seguita l’epopea ufficiale, ma sovente l’autore tende a staccarsi dalla realtà conosciuta preferendo prediligere momenti di invenzione che potrebbero far storcere il naso al fan duro e puro : parecchie situazioni sono parzialmente inventate, alcuni personaggi completamente epurati (per esempio gli esordi vedono un solo batterista, Dale. Di Chad Channing e gli altri nessuna traccia) , a nomi in qualche modo già noti ai fan seguono altri del tutto inventati ; la stessa vita giovanile ad Aberdeen prende spunti dal mito vero e proprio (un capitolo descrive Kurt vivere letteralmente sotto il famoso ponte) , alcuni episodi accadono in tempi differenti da quelli reali , alcune situazioni vengono descritte in contesti differenti . L’autore ha preferito mischiare le carte, non limitandosi ad una precisa ricostruzione storica ma mettendoci del suo e questo può piacere o no. Riesce persino a dare una personalissima interpretazione dello stato d’animo di Cobain che causerà la famosa “mattana” al Piper Club di Roma nel 1989. Pensavo di averle sentite tutte in merito, ma questa è decisamente la più originale!

In definitiva , seppur a un primissimo approccio io abbia trovato difficile rapportarmi ad una narrazione in prima persona (scelta difficilissima se si decide di confrontarsi con una personalità contorta e dirompente come quella di Cobain) , la lettura è risultata via via intrigante, soprattutto per il modo in cui Biscaro riesce a descrivere l’essenza dell’anima nera della psiche di Kurt e la sua tossicodipendenza . Lo consiglio a tutti , soprattutto a coloro che hanno già letto tutto in merito e volessero confrontarsi con qualcosa di differente. All’eventuale lettore del tutto avulso al mito Cobain, o a chi si è appena avvicinato ai Nirvana, suggerirei invece di cominciare con una biografia vera e propria e solo in un secondo momento puntare su questo libro , la cui estetica è prettamente fittizia pur ispirandosi alla vicenda reale.

Rixx