Recensione: Radioscopio Alieno – Cosmorama

È da quando li abbiamo intervistati (link) che chiedevo a Gerardo, bandleader dei Cosmorama, di passarmi il loro primo lavoro, questo Radioscopio Alieno del 2009 uscito per Pirames International. Sia perche’ Redemption (album del 2018) mi aveva colpito molto positivamente, sia perché sono appassionato da sempre di gruppi rock emergenti che usano l’italiano per i loro testi.

Conoscevo già la prima traccia avendone intercettato il videoclip, e quindi la curiosità per il resto del lavoro aumentava sempre più.

Posso concludere prima di inizare ? Grande lavoro, che ha appieno colto le mie corde, i miei gusti, le mie aspettative.

Non sono mai stato appassionato di musica elettronica, ed anche se a loro piace più definirsi “Elettronici” che “Rock”, io invece è proprio questa seconda vena che colgo ed amo nei Cosmorama.

In fin dei conti, come ho detto altre volte a chi mi conosce, per me la bellezza di un brano, di un album, deve solo essere valutata in base al grado di accapponamento che avviene sulla pelle quando lo si ascolta, senza pregiudizi o etichette. Questo album, in tutte le sue sfaccettature, coglie in pieno il segno.

“L’Odio”, la traccia iniziale, è senza dubbio il cavallo di battaglia dell’album, ottimo anche il video visto che si tratta del primo lavoro della band.

In questo album non era ancora presente Alessia, l’attuale voce femminile dei Cosmorama, e quindi tutti i brani sono cantati da Gerardo che scrive anche i testi.
Tutti i componenti della band sanno il fatto loro, venne purtroppo deciso di usare la batteria elettronica per facilitare le registrazioni, ma posso dire che non mi ha mai dato fastidio nell’ascolto. Solo nella seconda traccia, “Emozioni Virtuali”, la cosa viene fuori maggiormente, ma essendo proprio il brano piu’ “elettronico” dell’album in realtà ci sta anche bene.

“Ascoltami” è il brano piu’ lento dell’album, pianoforte e voce sussurrante nella prima parte per poi aprirsi in un eccellente ritornello che, non so quali corde va a toccare, ma mi emoziona profondamente.

In “Ferma nel tempo” alla fine del brano troviamo anche una Ghosttrack come era prassi fare negli anni ’90.

“Babele” merita lo stato di secondo singolo estratto.
Proprio “Babele” ed “Odio” infatti vennero ri-registrate successivamente assieme ad un nuovo inedito “Terra”. Questa seconda registrazione fu fatta negli studi RTL di Milano e per l’occasione venne usata una batteria acustica.
Del cd fisico, ormai fuori catalogo, esistono due versioni, nella seconda versione è inclusa anche “Terra”.
L’album è comunque reperibile nei negozi digitali.

Sarà forse che i suoni, i ritmi, lo stile, fanno immediatamente pensare agli anni ’90, e di certo tutta la band è cresciuta proprio sotto l’influenza di quel periodo, ma credo che molti di questi brani potrebbero avere più successo ora, ad oltre un decennio di distanza, che all’epoca dell’uscita del CD.
Perché ? Forse perché un sound anni ’90 suonava come vecchio ? Oggi tutto ciò che fa l’occhiolino agli anni 80/90 è tornato in auge. Anche se le nuove generazioni non conoscono un Cobain, o non capiscono chi sia quel coglione di Morgan in TV, si sparano comunque a manetta le stagioni di Stranger Things con sonorità annesse.

La storia si ripete, ed è un classico che ad ogni generazione si riparte daccapo, ebbene allora speriamo in un Radioscopio Alieno 2.0 🙂

Kurt74
nirvanaitalia.it

25/02/94 Palatrussardi – raro video di “Sappy” !

In occasione del venticinquennale dell’ultimo concerto italiano dei Nirvana , grazie alla collaborazione tra Nirvanaitalia e il sito americano LiveNirvana.com , una piccola chicca è finalmente tornata alla luce : potete ammirare “Sappy” da un’angolazione differente tra tutte quelle finora circolate ! Il 25 febbraio del 1994 il nostro admin e fondatore di Nirvanaitalia , Raffaele , coronò il sogno di vedere dal vivo una delle sue band preferite facendo eroica trasferta Napoli-Milano . Successivamente scovò una vhs bootleg grazie al classico annuncio di vendita su una rivista di musica . Questa videocassetta , negli anni , è diventata mitica in quanto “dimenticata” : dal momento in cui LiveNirvana ha cominciato il lungo e faticoso processo di recupero e catalogazione delle sorgenti analogiche per trasferirle in digitale , dagli albori del nuovo millennio fino ad oggi , sono state recuperate ben tre sorgenti del secondo concerto al Palatrussardi . Ma di questa particolare sorgente si erano perse completamente le tracce , rimasta sepolta nel sottobosco degli scambi e vendite del collezionismo rimasto relegato agli anni ’90 . Poi , nel 2010 , il nostro Kurt74 ne rivelò l’esistenza . Da allora è rimasta in standby , in quanto la delegazione italiana di LiveNirvana valutò assieme a Raffaele la possibilità di utilizzare un pezzetto da includere nel famigerato “Italian DVD Project” , una compilazione amatoriale di raro materiale dedicato ai concerti tenuti dai Nirvana in Italia . Il progetto (totalmente no profit) , essendo mosso da sola passione ha avuto negli anni vicissitudini che ne hanno allungato la realizzazione , ma ora è finalmente in dirittura d’arrivo .

Grazie alla generosità di Raffaele potete quindi godere di un’anteprima del Project , nonché di uno dei pezzi più rari e belli dei Nirvana arrivati quasi al capolinea (Sappy fu suonata solamente in un paio di occasioni in tutto il breve tour europeo) . Una delle migliori e più particolari performance (vedasi Cobain che suona l’assolo imperturbabilmente seduto su una sedia ! ) destinate a Sappy , brano ai tempi relegato sulla compilation “No Alternative” in forma non accreditata .

LiveNirvana ha contribuito a diffondere il video su Youtube e , in quanto sito storico e fortemente determinante nella catalogazione e il recupero delle sorgenti nirvaniche , ha provveduto a fornirci l’autenticazione della stessa . Data la particolarità e la rarità della sorgente , oltre all’usuale denominazione tecnica AMT#4 questa angolazione verrà ricordata come la “Kurt74” .

Dopo questo concerto i Nirvana ne tennero altri due , uno in Slovenia e l’ultimo in Germania . Poi , l’interruzione del tour , la breve e tragica “vacanza romana” di Cobain , il ritorno a Seattle e infine il drammatico epilogo , che in Italia verrà scoperto in differita a causa del fuso orario (solamente chi aveva la parabolica e poteva accedere alla CNN avrebbe scoperto la triste notizia con qualche ora di anticipo . I telegiornali nostrani , invece , ne parlarono il 9 aprile 1994) .

Ma noi siamo qui per celebrare la vita di Kurt e la straordinaria magia della sua musica , ancora capace di generare entusiasmo dopo 25 anni . Anche con questo piccola chicca inedita. E le sorprese non sono finite !

Rixx

Interviste NI: Cosmorama

Per la sezione “Interviste” di NirvanaItalia.it facciamo due chiacchiere con i Cosmorama.
Band eclettica tra il rock e l’elettronica, tra testi in italiano e inglese, tra voce maschile e femminile.
Coacervo artistico indefinito o nuova stella del panorama musicale italiano ?
Dopo il primo pezzo ascoltato ho immediatamente sposato la seconda tesi.

La prima volta che mi imbatto nei Cosmorama è al Festival dell’Aspide di Roccadaspide, purtroppo ormai pieno di gruppi Trap, fortuna che fra i tanti invece leggo in cartellone Cosmorama.
Quando li vedo entrare sul palco con camici insanguinati capisco che c’e’ qualcosa finalmente di interessante da ascoltare.

Al concerto non deludono e tempo dopo torno ad ascoltarli all’Happy Days di Napoli, dove hanno ancor più confermato il talento e la qualità tecnica di esecuzione.

Parlando con Gerardo, fondatore e band leader dei Cosmorama, decidiamo per un’intervista dove poter approfondire temi e obiettivi della band.

NirvanaItalia: Una domanda classica per rompere il ghiaccio, ho cercato il significato di Cosmorama, trovando riferimenti ad un non ben specificato strumento ottico del passato, ma credo che il vostro nome faccia riferimento ad altro.

Cosmorama: In realtà il riferimento è quello giusto: Cosmorama è un antico strumento ottico attraverso il quale era possibile ingrandire e porre in rilievo illustrazioni o rappresentazioni di paesaggi; un esempio moderno di Cosmorama è quella pseudo-macchina fotografica in plastica venduta negli anni ’80-‘90 come souvenir ai turisti, attraverso la quale era possibile ingrandire una sequenza di foto in miniatura che rappresentavano i luoghi più significativi della località turistica visitata.
Cosmorama, dunque, non è altro che una rappresentazione amplificata della realtà.
L’idea che sta alla base del nostro progetto artistico è portare all’attenzione del grande pubblico temi di carattere sociale, amplificandone la visione, attraverso quello che riteniamo essere lo strumento principe della comunicazione: la Musica.

NI: Raccontateci un po’ la genesi della band ed i cambi di line-up avvenuti nel tempo.

CR: La band nasce nel 2006 dall’incontro di due dei membri fondatori, Gerardo “nous” Zambrano (voce e chitarra) e Luca “Publik” DI Filippo (basso), con Enzo Siani (tastiere), durante una sessione di registrazioni c/o lo studio di un amico comune; successivamente aderirono al progetto Alfredo “Big foot” Attisano e Antonio “Bibel” Fusco che hanno partecipato alla scrittura e agli arrangiamenti del primo album dei Cosmorama, Radioscopio Alieno, datato 2009; dopo la fuoriuscita di “Big foot” e “Bibel”, che nel 2010 vengono sostituiti rispettivamente da Pierangelo Mugavero (eclettico chitarrista acustico) ed Adriano Galdi, nel 2011 la band assume la sua forma quasi definitiva con l’ingresso nella line up dei fratelli Arturo (chitarra) e Giovanni Fasano (batteria); con l’ingresso nella band di Alessia Minichini (voce) e di Roberto Mirabella (che sostituisce Luca “Publik” al basso), la band decide di percorrere strade artistiche nuove, e elabora il secondo album, totalmente in lingua inglese e con influenze musicali che vanno dallo shoegaze alla new wave.

NI: Influenze musicali dei vari componenti?

CR: Le più disparate e proprio per questo i due lavori dei Cosmorama non hanno un riferimento musicale preciso, cosa che rende i brani anche molto diversi tra loro.

NI: Scegliere se cantare in italiano o fare il tentativo della lingua inglese e’ sempre una difficile decisione per una band. In genere non si torna indietro, voi invece avete due album in due lingue diverse.
Raccontateci le motivazioni per la scelta iniziale e quelle per il cambio di rotta.

CR: La scelta iniziale rispecchiava principalmente il modo di esprimersi connaturato a quello che all’epoca era l’unico autore dei testi, Gerardo “Nous”; più tardi, con l’ingresso di Alessia (ormai voce principale dei Cosmorama e coautrice della parte testuale) la band ha avuto la necessità di fare una deviazione e di ricercare un linguaggio più adeguato a quelle che erano le nuove esigenze melodiche ed espressive.

NI: Nei live continuate a presentare anche brani in italiano ? Avete in programma di poter scrivere se non un album intero almeno alcuni altri brani in italiano ?

CR: A riguardo possiamo anticipare in esclusiva a NirvanaItalia.it che abbiamo in cantiere nuovi brani in italiano: da questo è facile dedurre che la nostra è stata una deviazione dal percorso maestro più che una svolta definitiva.

NI: Nella opening track di Redemption, “She Said”, che reputo uno dei miglior brani dell’album, avrei gestito diversamente la parte iniziale della voce femminile, approfitto quindi per chiedervi dove avete registrato? Vi siete trovati bene? Raccontateci un po’ il periodo delle registrazioni che e’ sempre uno dei piu’ emozionanti per una band.

CR: A dire il vero il disco è stato registrato “a casa nostra”, ovvero in quella che riteniamo ormai la nostra casa musicale, il Play Music Studio: infatti esso è la nostra base operativa, dove ci incontriamo per effettuare le prove e per tirare fuori nuove idee, ma anche per la realizzazione delle incisioni e degli arrangiamenti; esso è stato il luogo in cui ci siamo rifugiati per circa un anno e mezzo e dove abbiamo dormito, mangiato e persino festeggiato anniversari e ricorrenze, insomma un luogo dove si è cementata ancor di più la nostra amicizia e il nostro sentirsi “famiglia”… in fondo un po’ come a casa.
Per quanto attiene la voce femminile in She Said, devo dire che il contrasto che viene fuori con la voce maschile nella parte iniziale del brano (così come nel resto della canzone) è un effetto voluto e stabilito in fase di arrangiamento.

NI: Nei vostri live si sente a pelle l’estrema volontà di comunicare “altro” oltre alla musica. Quali sono i temi che preferite affrontare nei testi?

CR: Noi amiamo definire i Cosmorama un progetto “Ultramusicale”, un contenitore in cui la musica è veicolo di informazione e formazione, insomma uno strumento per risvegliare le coscienze sopite; le tematiche che affrontiamo nei brani sono le più disparate e vanno dall’uso distorto dei media al condizionamento delle coscienze da parte dei poteri forti, dalla migrazione come evento di arricchimento e non di discordia al fenomeno delle morti bianche sul lavoro, o ancora poniamo la nostra attenzione sulle guerre ancora presenti nel mondo e sulla violazione dei diritti fondamentali; tutte le nostre canzoni però hanno un fil rouge che le contraddistingue, ovverosia la volontà di utilizzare la musica come strumento “politico”, nel senso più nobile del termine.

NI: I vostri video rispecchiano quasi fedelmente i temi al centro delle vostre canzoni. Quanto la band ha partecipato alla stesura dei soggetti e delle sceneggiature?

CR: Bisogna ammettere che questa, oltre ad essere una bella domanda, è un’acuta osservazione. La band infatti ha contribuito alla stesura di tutte le sceneggiature e in particolar modo ha voluto che i video-clip rispettassero quella che era l’idea di base del brano: tutto nasce da vere e proprie visioni notturne ed incubi onirici che hanno coinvolto a turno i membri della band, rielaborati poi dal genio creativo di Guglielmo Lipari (autore e regista dei video-clip dei Cosmorama); insomma una sorte di visione collettiva che va oltre la percezione senziente e a cui ha dato forma e struttura il lavoro del regista Guglielmo Lipari e dei suoi collaboratori.

NI: Nel video Redemption i leaders mondiali acquistano un liquido verde che presumibilmente serve ad alimentare i loro affari e a controllare il mondo. Il sistema viene minacciato dalla rivolta di una donna che si libera dal giogo del controllo ma scopre che il suo oppressore ha il suo stesso volto. Come può avvenire la ribellione nella realtà globalizzata odierna di cui i Cosmorama cantano nelle loro canzoni? Attraverso la sola consapevolezza?

CR: La consapevolezza è lo strumento che può renderci liberi, ma da sola non basta: fondamentali nel processo di autodeterminazione di ogni essere umano infatti sono la volontà di cambiamento e la ribellione come azione coordinata e globale; per tale ragione pensiamo che la “rivoluzione” sia a volte necessaria affinché il mondo possa rigenerarsi e diventare un posto migliore.

NI: Purtroppo tutte le band sono costrette a fare un doppio lavoro, da un lato seguire la propria passione per la musica dall’altro “campare”. Come vi mantenete ? Progetti per il futuro ?

CR: Anche se la maggior parte di noi vive di musica, i Cosmorama purtroppo non sono la nostra unica fonte di sostentamento: più in là però ci piacerebbe molto che essa diventasse la nostra attività principale (siamo molto ambiziosi!).
Progetti per il futuro? diventare famosi, ovvio!

L’album Redemption e’ disponibile su tutti gli store digitali
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Kurt74 e Antonio Napolitano

Intervista a Valeria Sgarella autrice del libro “Oltre i Nirvana”

Etichetta simbolo della musica di Seattle, bandiera del movimento grunge e naturalmente prima a pubblicare la musica dei Nirvana: SUB POP

Abbiamo incontrato Valeria Sgarella scrittrice e giornalista musicale autrice di un libro, recentemente pubblicato, che ripercorre la storia dell’etichetta.

Nirvanaitalia: Ciao Valeria, questo libro segue un’altra tua opera che parla del compianto Andy Wood, icona della scena di fine anni ottanta a Seattle. Come nasce l’idea di quest’ultimo libro?

Valeria Sgarella: Nasce dall’esigenza di rispondere a una domanda che ci siamo posti tutti noi, chi prima o chi dopo: chi è sopravvissuto al grunge?
La storia di Sub Pop è eclatante e quasi miracolosa: non solo è sopravvissuta al grunge, una rivoluzione che lei stessa ha plasmato, ma addirittura è riuscita a rimanere in piedi e a sfornare musica per le nuove generazioni. Sempre e rigorosamente sull’orlo della bancarotta

NI: Sub Pop é un icona che identifica Seattle e il movimento grunge. Hai avuto modo di incontrare molte delle persone che hanno fatto la storia dell’etichetta e dato vita al movimento. Chi ti ha maggiormente colpito?

VS: A dire il vero, tutti a loro modo mi hanno colpito, perché tutti avevano una storia pazzesca da raccontare. Tra tutte le conversazioni, però, quella che rimarrà per sempre impressa nella mia mente è quella con Nils Bernstein, incontrato alla festa per il 30mo anniversario di Sub Pop, a Seattle. Lui fu il responsabile dell’ufficio stampa Sub Pop in un periodo molto delicato e importante, tra il 1991 e il 1997. Ha avuto un ruolo chiave non solo all’interno dell’etichetta, ma anche all’interno di decisioni che riguardavano Kurt Cobain, di cui era molto amico. Mi rimarrà nel cuore anche l’incontro con Jonathan Poneman. Una persona di rara bellezza e sensibilità. E anche di un’intelligenza fervida.
Tengo a sottolineare che tutti gli incontri sono ben raccontati nel libro.

NI: Sicuramente oltre i due fondatori Megan Jasper ha avuto un ruolo molto importante nella vita dell’etichetta. Come é stato l’incontro con lei?

VS: Ho incontrato Megan diverse volte. Senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile scrivere questo libro. Ha accettato di aiutarmi fin dall’inizio, concedendomi lunghe interviste serali su Skype. Una donna che capisce perfettamente chi ha di fronte, e che riconosce il valore del tempo. L’ho incontrata spesso nel suo ufficio, dove ormai si può dire che fossi di casa. Ho conosciuto anche i suoi due cani. Pensavo che prima o poi mi facesse uno scherzone dei suoi, invece non è successo

NI: Seattle é molto cambiata dagli anni 80. É diventata la città delle grandi società della new economic (Amazon, Adobe, Microsoft ecc). Trovi che l’etichetta rispecchi ancora Seattle come fece nei primi anni di attività?

VS: Seattle è cambiata a più riprese. Non è più la stessa degli anni 80, non è più la stessa degli anni 90, non è più la stessa degli anni 00, e non è più la stessa di cinque anni fa. Ogni decennio ha portato con sé delle piccole rivoluzioni, e ora Seattle gioca nello stesso campionato della Silicon Valley. O di grandi città come New York, San Francisco, Chicago. La Sub Pop è ancora molto radicata nel suo territorio, tant’è vero che una buona fetta del suo roster, tra nuove uscite e ristampe, è del Nord Ovest Pacifico (solo per citarne alcuni, Shabazz Palaces, The Shins, Father John Misty/Fleet Foxes). Senza contare che ogni anno la Sub Pop offre una borsa di studio (la Loser Scholarship)a ragazzi di Portland o Seattle che vogliano andare al College.

NI: Quali sono le maggior difficoltà che hai incontrato nello scrivere questo libro?

VS: Riuscire a trovare un equilibrio tra tutte le esigenze che c’erano, a livello narrativo. Dovevo raccontare di grandi dischi, di grandi persone, di grandi storie, grandi perdite, e anche prestare attenzione a piccoli dettagli tecnici che riguardano il mondo del collezionismo. Mantenere sempre un filo conduttore tra tutto quel che succedeva, senza perdere la strada. Questa è stata l’impresa più difficile.

NI: I Nirvana sono stati sicuramente una delle più grandi scoperte di Poneman e Pavitt. Hai qualche curiosità da raccontare agli appassionati del nostro sito?

VS: I Nirvana non sono stati solo una grande scoperta della Sub Pop. Sono quelli che hanno letteralmente salvato la Sub Pop dalla bancarotta, per certi aspetti. E paradossalmente l’hanno salvata andandosene. La faccenda è ben raccontata nel libro, e quindi non spoilero, perché altrimenti il libro non ve lo filate di pezza.

NI: Hai idea che la morte di Cobain sia stata un punto di svolta per l’etichetta e l’intera scena musicale di Seattle?

VS: Senz’altro: improvvisamente i Nirvana non esistevano più e tutte le etichette major volevano i ‘nuovi Nirvana’. Che è anche il motivo principale per cui la Warner Bros è subentrata alla Sub Pop come socio di maggioranza nel 1995. Un cambiamento molto forte che ha avuto come prima conseguenza l’abbandono di Bruce Pavitt, il suo fondatore principale.
Ovviamente, i nuovi Nirvana non sarebbero mai arrivati. In compenso sarebbero arrivati molti loro emuli, nonché emuli di Pearl Jam e Alice In Chains. Una cosa intollerabile per chi aveva creato il Seattle Sound.

NI: Dopo aver scritto due libri legati a Seattle e alla sua musica hai idea di scrivere una terza nuova opera?

VS: Sì.

VS: Grazie mille!

thebeatter


(pic by Niska Tognon)

Valeria Sgarella

Giornalista professionista dal 2000; da giovanissima ha lavorato a MTV; da non-più-giovanissima, ha trascorso più di vent’anni nel mondo della radiofonia italiana, in qualità di speaker, autrice e curatrice di programmi, corrispondente da Londra e inviata alla Mostra del Cinema di Venezia (per Play Radio, Radio 24, R101). Parallelamente ha scritto – e scrive – di musica e spettacolo per Maxim, Donna Moderna, Vanity Fair, Rockit, il Mucchio, Humans Vs Robots. Nel 2017, dopo un lungo viaggio a Seattle alla ricerca di testimonianze, ha pubblicato il suo primo libro: Andy Wood, l’inventore del grunge, (Area 51 Edizioni / Ledizioni), la biografia di Andy Wood, protagonista meno noto ma influente dell’era grunge. E oggi, 2018, esce con Oltre i Nirvana.

Recensione: Io sono il Nirvana

Andrea Biscaro – “Io sono il Nirvana” – romanzo – Caissa Italia Editore, ottobre 2018

Immagine in evidenza

Esordisce la mia rubrica sulla bibliografia nirvanica con questo bizzarro quanto affascinante romanzo incentrato totalmente su Kurt Cobain, fresco di pubblicazione nella collana “VAria ed eVentuale” di Caissa Italia Editore . Interpellato dal sito Musica361.it , l’autore (anche cantautore) Andrea Biscaro ha dichiarato a proposito dello stile utilizzato per raccontare la storia di Kurt: “Io mi sono ispirato a dettagli della vita di Cobain apparentemente insignificanti per un mito ma importanti per la vita di un uomo che non so se sono mai stati toccati, come la sua passione per le bambole e i cavallucci marini o la sua fervente ispirazione data dai sogni. In questo libro c’è tanto sogno e incubo, spesso i due piani si confondono” . Con simili prospettive non poteva esserci altro che un racconto in prima persona, ebbene sì, come se fosse una sorta di flusso di coscienza narrato direttamente dalla mente, anzi dalla psiche di Cobain. 

Biscaro è stato bravo nel ricreare di proposito tale flusso, giostrando tra personali intuizioni e passi dei famigerati “Journals” di Cobain pubblicati anni fa, creando un’amalgama che fluttua tra finzione e realtà (perlomeno la realtà raccontata dalla penna di Kurt) , riuscendo a risultare decisamente credibile riguardo alla personalità cobainiana : leggendo questa sorta di racconto di vita riusciamo a immaginarcelo verosimile, questo Cobain che “ciabatta” qua e là, bestemmia, si comporta in modo imprevedibile e immaturo ma è capace di profondi soliloqui esistenziali, sogna e trova riscontro delle sue paure nella realtà aberrante della vita di un tossico sotto i riflettori che lui stesso era andato a cercarsi. Il sogno, o meglio incubo, è parte integrante e ricorrente del racconto, tanto quanto un espediente vecchio come il cucco, ma sempre perfettamente efficace, dell’Io interiore proiettato all’esterno di Kurt. Se Boddah era il suo amico immaginario d’infanzia, il personaggio con cui spesso si scontra questo Cobain immaginifico è la sua stessa nemesi, lo specchio riflesso di se stesso o forse solo il mostro che c’è in ognuno di noi.

Soprattutto è lo spettro dell’eroina a fare da padrone nella psiche del Cobain raccontato da Biscaro; quello e la testardaggine di seguire sempre e solo il proprio istinto, incurante dei pareri altrui, incespicando tra il mondo della celebrità, le vacue gioie della famiglia e il dilagare della tossicodipendenza. Il racconto inizia dalla fine, mossa forse prevedibile, e riparte dall’adolescenza tormentata di Kurt, percorrendo a tappe la sua breve parabola artistica e personale, di rockstar, marito, padre e tossico .

Nonostante il racconto venga definito “romanzo storico” in copertina, c’è da rilevare che l’aspetto prettamente storico è puramente di facciata ; a grandi linee viene seguita l’epopea ufficiale, ma sovente l’autore tende a staccarsi dalla realtà conosciuta preferendo prediligere momenti di invenzione che potrebbero far storcere il naso al fan duro e puro : parecchie situazioni sono parzialmente inventate, alcuni personaggi completamente epurati (per esempio gli esordi vedono un solo batterista, Dale. Di Chad Channing e gli altri nessuna traccia) , a nomi in qualche modo già noti ai fan seguono altri del tutto inventati ; la stessa vita giovanile ad Aberdeen prende spunti dal mito vero e proprio (un capitolo descrive Kurt vivere letteralmente sotto il famoso ponte) , alcuni episodi accadono in tempi differenti da quelli reali , alcune situazioni vengono descritte in contesti differenti . L’autore ha preferito mischiare le carte, non limitandosi ad una precisa ricostruzione storica ma mettendoci del suo e questo può piacere o no. Riesce persino a dare una personalissima interpretazione dello stato d’animo di Cobain che causerà la famosa “mattana” al Piper Club di Roma nel 1989. Pensavo di averle sentite tutte in merito, ma questa è decisamente la più originale!

In definitiva , seppur a un primissimo approccio io abbia trovato difficile rapportarmi ad una narrazione in prima persona (scelta difficilissima se si decide di confrontarsi con una personalità contorta e dirompente come quella di Cobain) , la lettura è risultata via via intrigante, soprattutto per il modo in cui Biscaro riesce a descrivere l’essenza dell’anima nera della psiche di Kurt e la sua tossicodipendenza . Lo consiglio a tutti , soprattutto a coloro che hanno già letto tutto in merito e volessero confrontarsi con qualcosa di differente. All’eventuale lettore del tutto avulso al mito Cobain, o a chi si è appena avvicinato ai Nirvana, suggerirei invece di cominciare con una biografia vera e propria e solo in un secondo momento puntare su questo libro , la cui estetica è prettamente fittizia pur ispirandosi alla vicenda reale.

Rixx

NirvanaItalia.it su “Radio Città Aperta”

L’11 ottobre 2018 il nostro Sappy (Angelo Barraco) e’ stato ospite di radio Città Aperta, nella trasmissione “Quando c’era lui (il rock)”, intervistato dai conduttori Fabrizio Corgnati (giornalista) e Ilenia Volpe (cantautrice).

La puntata non poteva che essere dedicata al Grunge e quindi con i Nirvana in primo piano.

La puntata e’ ascoltabile interamente in streaming
Puntata 15/10/2018

Alleghiamo anche l’estratto della sola intervista

Interviste NI: Big Bang Muff

Ricevo una notifica dalla pagina FB NirvanaItalia, è un bidello.
Interessante mi dico, la figura del bidello, dal videoclip di Smells in poi, occupa un posto speciale nel cuore di ogni nirvaniano.
Se poi addirittura suona, è appena uscito il suo album, e fa il giro promozionale in tutta Italia a bordo della sua macchina a gas, non si può far altro che approfondire.

I Big Bang Muff sono un duo, e questa particolarità abbastanza rara in ambito Rock  fa ulteriormente scattare la molla della curiosità. Faccio un salto su youtube e guardo il video di “Vivo nell’Ombra” e resto sbalordito su vari fronti: l’impatto visivo, il genere musicale che va dritto alle mie corde e dulcis in fundo il testo in italiano.

Subito si ci organizza con amici per vederli dal vivo, beccati al Frequency di Pomigliano (NA) riescono ad andare oltre ogni nostra più rosea aspettativa.
A questo punto non si poteva non organizzare un’intervista, Alfonso ha accettato subito e la loro agenzia ci ha spedito un presskit con l’album in digitale ed alcune info sulla band.

NI: Ciao Alfonso e Francesco, domanda prevedibile ma sempre utile ed interessante, come avete scelto e cosa significa il nome della band ?

BBM: Il nome della band è un omaggio al Big Muff, un fuzz con il quale molti gruppi con cui sono cresciuto ( Nirvana, Mudhoney, Smashing Pumpkins ecc ) ci hanno scritto dischi che sono tutt’ oggi delle pietre miliari. Big Bang invece prende in considerazione la ” teoria del Big Bang “, l’esplosione che generò il sole e successivamente la terra.
Ebbene, il sound dei Big Bang Muff è nato o meglio è stato ” generato ” dal Big Muff e dall’ Octaver un altro effetto che mi permette di avere un suono ancora più grosso ” Big-Bang-Muff “.

NI: ricordo che dopo il concerto mi avete accennato ad una lunga gestazione dell’album “Crash Test”, raccontateci un po’: 

BBM: Venivo da una serie di delusioni molto profonde. Il mio gruppo precedente si è sciolto mentre stavamo ultimando le registrazioni di un disco, contemporaneamente sono finite delle storie di amicizie che duravano da una vita. Musica, amore e amicizia crollavano tutti contemporaneamente.
Ho trascorso gli anni successivi tra casa e un lavoro che è una fortuna ma emotivamente non ti da niente.Io faccio il bidello. In questo periodo ho registrato tutte le bozze che mi venivano in mente e grazie ad Antonio Senesi (Danamaste, Verme Robot, Hide Vincent) che è il produttore del disco, ho trovato questo suono che mi permette di avere una bella presenza anche in mancanza di un basso. Mi sono ritrovato un giorno con una ventina di tracce di chitarra che ho selezionato e affidato a Daniele Esposito batterista dei Nouer. A batteria completate ci siamo resi conto che i pezzi suonavano bene, mi sentivo di nuovo emozionato e con una voglia di condividere questo entusiasmo, così ho cercato un batterista stabile e per fortuna, dopo 3 anni, Francesco Di Blasio dei Vena ha definitivamente materializzato quello che oggi sono i Big Bang Muff.

NI: Sia nell’album sia dal vivo, si nota un’ottima preparazione tecnica, cantare e suonare quel genere non e’ facile, perche’ oltre alle corpose parti di chitarra belle piene riuscite anche a non far sentire la mancanza del basso, dando sempre la giusta importanza a tonalita’ e ritmica che vanno a sostituirlo. E’ frutto di pura passione autodidatta o di un percorso di studio ?

BBM: Io non mi immaginavo come cantante di questo progetto, di conseguenza scrivevo la musica senza pensare a come sarebbe riuscito a cantare un eventuale componente del gruppo ma arrivato a punto in cui non riuscivo più ad aspettare mi son detto, va beh, mi faccio un regalo, canto io. Ho da prima fatto i giri vocali sulle registrazioni e dopo a furia di ascolti e di tentativi ho imparato a cantare e suonare i pezzi più ostici, come ” Madreperla ” ” Baci vs morsi ” .
Il sound invece è stato difficile da costruire, ho sempre ascoltato i consigli dei fonici che conoscevo andando a suonare in giro. Mi potevi vedere una settimana prima con un tipo di strumentazione e la settimana dopo avevo già venduto tutto. Sono riuscito poi grazie ad Antonio Senesi e Claudio Gambilongo ( attualmente il fonico dei Sula Ventrebianco ) a capire che la bi-amplificazione era quello che ci voleva per dividere freq basse e freq di chitarra. Oggi è una soddisfazione finire i live con le persone che ci dicono che dal sound sembra un gruppo intero e non un duo.

NI: Quali sono le band o i generi con cui vi siete formati dal punto di vista musicale e quali hanno più influenzato il vostro sound e le scelte che hanno determinato il progetto Big Bang Muff?

BBM: Sono onnivoro ma volendo fare dei nomi posso dire che il primo amore sono stati i Nirvana e tutto quel movimento bellissimo degli anni 90 . Successivamente più che gruppi ci sono stati dischi, White Pony dei Deftones, Origin of Simmetry dei Muse, Il Vile dei Marlene Kuntz, In Requiem dei Verdena sono rimasti punti fermi mentre passavo in rassegna tutto il sottobosco Italiano come faccio ancora oggi e di cui sono un grande estimatore, cantautori compresi, vedi Niccolò Fabi, Edda, Riccardo Sinigallia.
Da adulto sono arrivati ascolti più mirati Tool, Soap&Skin, Neurosis, This town needs gun ma l’ispirazione è arrivata grazie alle atmosfere generate dai Tool, i Deftones e i Katatonia. Un inquietudine che mi corrisponde e mi ha permesso di definire la mia visione.

NI: Il video e’ di una qualita’ mainstream, sia come regia che come risultato finale del montaggio, come siete riusciti nell’impresa ?

BBM: Il merito è tutto di Walton Zed (pittore, fumettista, regista) che ha deciso di portare la sceneggiatura che avevo scritto direttamente sul green screen, creando delle apposite ambientazioni dipinte a mano. Lui ha fatto il lavoro che di solito fa un team. Un artista vecchia maniera, uno di quelli che alle quattro del mattino ti chiama per raccontarti un’idea, un disegno, una proiezione. Ci siamo conosciuti e abbiamo da subito capito che c’era una grande affinità di visioni, di contenuti, la voglia di spingersi oltre, di osare, ci ha portato ad avere un video abbastanza unico nel panorama Italiano.

NI: Il formato “duo” e’ una scelta ben precisa che siete convinti a portare avanti, oppure potreste in futuro rinunciarvi ? E’ stato un ripiego o una scelta gia’ dal primo giorno ?

BBM: Il duo è nato per ripiego, un limite che ha tracciato una determinata direzione. Io cercavo una band, molte persone venivano meno e così da soli abbiamo riscoperto il nostro potenziale in questa dimensione. I live migliorano sempre di più, siamo sempre attenti agli accorgimenti. Per ora stiamo bene così, io e Francesco stiamo scrivendo già nuove cose e non sentiamo mancanze, vorremmo piuttosto completare, migliorare quello che riusciamo a fare in due. Il giorno in cui questa dimensione ci sembrerà stretta, agiremo di conseguenza.

NI: Quanto è stato o è difficile per una cosiddetta giovane rock band della provincia salernitana farsi notare, giungere alla registrazione del primo album e avviare un progetto musicale?

BBM: Il percorso per noi è stato atipico. Noi prima ancora di avere i live e una pagina FB avevamo un disco e un videoclip autoprodotti pronti ad uscire. Le etichette, le agenzie di stampa e di booking a cui abbiamo inviato il disco quando ci rispondevano ci dicevano che non se la sentivano di prendere con sè un duo senza gavetta, senza un minimo di fan . Per fortuna qualcuno ha creduto in noi. Oggi abbiamo due anni di contratto con la Rosso Al Tramonto un etichetta che produce per lo più pop ma hanno voluto ugualmente supportarci, la distrIbuzione è di IMakeRecords etichetta discografica di Francesco Tedesco uno dei produttori più attivi in Campania e musicista di Danamaste,Verme Robot, Mathì, Hide Vincent . Libellula Press è la nostra agenzia di stampa e Subcava eventi il nostro booking. Per ora siamo ancora in fase di crescita, sgomitiamo con altrettante band validissime e stiamo cercando di suonare il più possibile, purtroppo abbiamo fatto più date fuori che in Campania e ci manca suonare davanti ai nostri amici.

NI: Cosa pensate dell’attuale contesto discografico campano  e cosa vi ha convinto ad affidarvi all’etichetta Rosso al Tramonto ?

BBM: In realtà chissà cosa ha spinto alla Rosso al Tramonto a prenderci con sè è un mistero ahahaha . Una volta stampati i dischi gli ho scritto ” Avete appena prodotto l’album alla band che ucciderà la musica definitivamente ” e loro mi hanno risposto che non vedono l’ora . Credo che chiunque voglia ascoltare buona musica in campania debba seguire i profili di I MAKE RECORDS, IKEBANA e CONTROCANTI. Per me a partire dalla prima sono le etichette discografiche più prolifiche e che hanno diffuso più musica di altre valide etichette campane.

NI: Alcuni vostri testi fanno pensare subito all’ermetica School, quanto i testi di Kurt Cobain hanno avuto peso sui vostri testi ?

BBM: Kurt leggeva W.Burroughs, da lì alla beat generation ” beati e sconfitti ” ci è voluto poco. A School ci sono molto affezionato lavorando in una scuola. Interpreto quel testo pensando a quando da ragazzi ci si sente fortunati a farla sempre franca ( ” no recess/nessuna sospensione ” ) e poi questo non ti porta a niente e ci si ritrova di nuovo al liceo, cosa che è capitata a Kurt Cobain ritornato nella propria scuola a fare il bidello, penso che quel testo appartenesse a quel periodo.
Per i testi dei BIG BANG MUFF invece posso dirti che scrivo come se guardassi tutto attraverso un caleidoscopio, una proiezione dentro l’altra, arrivo a dei concetti molto chiari talvolta ma solo dopo alcuni passaggi oscuri, perchè è oscuro il tormento che ho dentro, non so interpretarlo, non sono capace. Posso solo esprimermi a visioni, una parola che ritorna ancora, così da trasmettere l’atmosfera che percepisco dentro e oltre di me.

L’album Crash Test e’ disponibile negli store digitali, oppure per chi preferisce il CD fisico puo’ pagarlo via Paypal e riceverlo a casa (10€ + 2€ s.p.)
https://www.paypal.me/BIGBANGMUFF

Domande Kurt74 e Antonio Napolitano
Foto Kurt74