Interviste NI: Cosmorama

Per la sezione “Interviste” di NirvanaItalia.it facciamo due chiacchiere con i Cosmorama.
Band eclettica tra il rock e l’elettronica, tra testi in italiano e inglese, tra voce maschile e femminile.
Coacervo artistico indefinito o nuova stella del panorama musicale italiano ?
Dopo il primo pezzo ascoltato ho immediatamente sposato la seconda tesi.

La prima volta che mi imbatto nei Cosmorama è al Festival dell’Aspide di Roccadaspide, purtroppo ormai pieno di gruppi Trap, fortuna che fra i tanti invece leggo in cartellone Cosmorama.
Quando li vedo entrare sul palco con camici insanguinati capisco che c’e’ qualcosa finalmente di interessante da ascoltare.

Al concerto non deludono e tempo dopo torno ad ascoltarli all’Happy Days di Napoli, dove hanno ancor più confermato il talento e la qualità tecnica di esecuzione.

Parlando con Gerardo, fondatore e band leader dei Cosmorama, decidiamo per un’intervista dove poter approfondire temi e obiettivi della band.

NirvanaItalia: Una domanda classica per rompere il ghiaccio, ho cercato il significato di Cosmorama, trovando riferimenti ad un non ben specificato strumento ottico del passato, ma credo che il vostro nome faccia riferimento ad altro.

Cosmorama: In realtà il riferimento è quello giusto: Cosmorama è un antico strumento ottico attraverso il quale era possibile ingrandire e porre in rilievo illustrazioni o rappresentazioni di paesaggi; un esempio moderno di Cosmorama è quella pseudo-macchina fotografica in plastica venduta negli anni ’80-‘90 come souvenir ai turisti, attraverso la quale era possibile ingrandire una sequenza di foto in miniatura che rappresentavano i luoghi più significativi della località turistica visitata.
Cosmorama, dunque, non è altro che una rappresentazione amplificata della realtà.
L’idea che sta alla base del nostro progetto artistico è portare all’attenzione del grande pubblico temi di carattere sociale, amplificandone la visione, attraverso quello che riteniamo essere lo strumento principe della comunicazione: la Musica.

NI: Raccontateci un po’ la genesi della band ed i cambi di line-up avvenuti nel tempo.

CR: La band nasce nel 2006 dall’incontro di due dei membri fondatori, Gerardo “nous” Zambrano (voce e chitarra) e Luca “Publik” DI Filippo (basso), con Enzo Siani (tastiere), durante una sessione di registrazioni c/o lo studio di un amico comune; successivamente aderirono al progetto Alfredo “Big foot” Attisano e Antonio “Bibel” Fusco che hanno partecipato alla scrittura e agli arrangiamenti del primo album dei Cosmorama, Radioscopio Alieno, datato 2009; dopo la fuoriuscita di “Big foot” e “Bibel”, che nel 2010 vengono sostituiti rispettivamente da Pierangelo Mugavero (eclettico chitarrista acustico) ed Adriano Galdi, nel 2011 la band assume la sua forma quasi definitiva con l’ingresso nella line up dei fratelli Arturo (chitarra) e Giovanni Fasano (batteria); con l’ingresso nella band di Alessia Minichini (voce) e di Roberto Mirabella (che sostituisce Luca “Publik” al basso), la band decide di percorrere strade artistiche nuove, e elabora il secondo album, totalmente in lingua inglese e con influenze musicali che vanno dallo shoegaze alla new wave.

NI: Influenze musicali dei vari componenti?

CR: Le più disparate e proprio per questo i due lavori dei Cosmorama non hanno un riferimento musicale preciso, cosa che rende i brani anche molto diversi tra loro.

NI: Scegliere se cantare in italiano o fare il tentativo della lingua inglese e’ sempre una difficile decisione per una band. In genere non si torna indietro, voi invece avete due album in due lingue diverse.
Raccontateci le motivazioni per la scelta iniziale e quelle per il cambio di rotta.

CR: La scelta iniziale rispecchiava principalmente il modo di esprimersi connaturato a quello che all’epoca era l’unico autore dei testi, Gerardo “Nous”; più tardi, con l’ingresso di Alessia (ormai voce principale dei Cosmorama e coautrice della parte testuale) la band ha avuto la necessità di fare una deviazione e di ricercare un linguaggio più adeguato a quelle che erano le nuove esigenze melodiche ed espressive.

NI: Nei live continuate a presentare anche brani in italiano ? Avete in programma di poter scrivere se non un album intero almeno alcuni altri brani in italiano ?

CR: A riguardo possiamo anticipare in esclusiva a NirvanaItalia.it che abbiamo in cantiere nuovi brani in italiano: da questo è facile dedurre che la nostra è stata una deviazione dal percorso maestro più che una svolta definitiva.

NI: Nella opening track di Redemption, “She Said”, che reputo uno dei miglior brani dell’album, avrei gestito diversamente la parte iniziale della voce femminile, approfitto quindi per chiedervi dove avete registrato? Vi siete trovati bene? Raccontateci un po’ il periodo delle registrazioni che e’ sempre uno dei piu’ emozionanti per una band.

CR: A dire il vero il disco è stato registrato “a casa nostra”, ovvero in quella che riteniamo ormai la nostra casa musicale, il Play Music Studio: infatti esso è la nostra base operativa, dove ci incontriamo per effettuare le prove e per tirare fuori nuove idee, ma anche per la realizzazione delle incisioni e degli arrangiamenti; esso è stato il luogo in cui ci siamo rifugiati per circa un anno e mezzo e dove abbiamo dormito, mangiato e persino festeggiato anniversari e ricorrenze, insomma un luogo dove si è cementata ancor di più la nostra amicizia e il nostro sentirsi “famiglia”… in fondo un po’ come a casa.
Per quanto attiene la voce femminile in She Said, devo dire che il contrasto che viene fuori con la voce maschile nella parte iniziale del brano (così come nel resto della canzone) è un effetto voluto e stabilito in fase di arrangiamento.

NI: Nei vostri live si sente a pelle l’estrema volontà di comunicare “altro” oltre alla musica. Quali sono i temi che preferite affrontare nei testi?

CR: Noi amiamo definire i Cosmorama un progetto “Ultramusicale”, un contenitore in cui la musica è veicolo di informazione e formazione, insomma uno strumento per risvegliare le coscienze sopite; le tematiche che affrontiamo nei brani sono le più disparate e vanno dall’uso distorto dei media al condizionamento delle coscienze da parte dei poteri forti, dalla migrazione come evento di arricchimento e non di discordia al fenomeno delle morti bianche sul lavoro, o ancora poniamo la nostra attenzione sulle guerre ancora presenti nel mondo e sulla violazione dei diritti fondamentali; tutte le nostre canzoni però hanno un fil rouge che le contraddistingue, ovverosia la volontà di utilizzare la musica come strumento “politico”, nel senso più nobile del termine.

NI: I vostri video rispecchiano quasi fedelmente i temi al centro delle vostre canzoni. Quanto la band ha partecipato alla stesura dei soggetti e delle sceneggiature?

CR: Bisogna ammettere che questa, oltre ad essere una bella domanda, è un’acuta osservazione. La band infatti ha contribuito alla stesura di tutte le sceneggiature e in particolar modo ha voluto che i video-clip rispettassero quella che era l’idea di base del brano: tutto nasce da vere e proprie visioni notturne ed incubi onirici che hanno coinvolto a turno i membri della band, rielaborati poi dal genio creativo di Guglielmo Lipari (autore e regista dei video-clip dei Cosmorama); insomma una sorte di visione collettiva che va oltre la percezione senziente e a cui ha dato forma e struttura il lavoro del regista Guglielmo Lipari e dei suoi collaboratori.

NI: Nel video Redemption i leaders mondiali acquistano un liquido verde che presumibilmente serve ad alimentare i loro affari e a controllare il mondo. Il sistema viene minacciato dalla rivolta di una donna che si libera dal giogo del controllo ma scopre che il suo oppressore ha il suo stesso volto. Come può avvenire la ribellione nella realtà globalizzata odierna di cui i Cosmorama cantano nelle loro canzoni? Attraverso la sola consapevolezza?

CR: La consapevolezza è lo strumento che può renderci liberi, ma da sola non basta: fondamentali nel processo di autodeterminazione di ogni essere umano infatti sono la volontà di cambiamento e la ribellione come azione coordinata e globale; per tale ragione pensiamo che la “rivoluzione” sia a volte necessaria affinché il mondo possa rigenerarsi e diventare un posto migliore.

NI: Purtroppo tutte le band sono costrette a fare un doppio lavoro, da un lato seguire la propria passione per la musica dall’altro “campare”. Come vi mantenete ? Progetti per il futuro ?

CR: Anche se la maggior parte di noi vive di musica, i Cosmorama purtroppo non sono la nostra unica fonte di sostentamento: più in là però ci piacerebbe molto che essa diventasse la nostra attività principale (siamo molto ambiziosi!).
Progetti per il futuro? diventare famosi, ovvio!

L’album Redemption e’ disponibile su tutti gli store digitali
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Kurt74 e Antonio Napolitano

Intervista a Valeria Sgarella autrice del libro “Oltre i Nirvana”

Etichetta simbolo della musica di Seattle, bandiera del movimento grunge e naturalmente prima a pubblicare la musica dei Nirvana: SUB POP

Abbiamo incontrato Valeria Sgarella scrittrice e giornalista musicale autrice di un libro, recentemente pubblicato, che ripercorre la storia dell’etichetta.

Nirvanaitalia: Ciao Valeria, questo libro segue un’altra tua opera che parla del compianto Andy Wood, icona della scena di fine anni ottanta a Seattle. Come nasce l’idea di quest’ultimo libro?

Valeria Sgarella: Nasce dall’esigenza di rispondere a una domanda che ci siamo posti tutti noi, chi prima o chi dopo: chi è sopravvissuto al grunge?
La storia di Sub Pop è eclatante e quasi miracolosa: non solo è sopravvissuta al grunge, una rivoluzione che lei stessa ha plasmato, ma addirittura è riuscita a rimanere in piedi e a sfornare musica per le nuove generazioni. Sempre e rigorosamente sull’orlo della bancarotta

NI: Sub Pop é un icona che identifica Seattle e il movimento grunge. Hai avuto modo di incontrare molte delle persone che hanno fatto la storia dell’etichetta e dato vita al movimento. Chi ti ha maggiormente colpito?

VS: A dire il vero, tutti a loro modo mi hanno colpito, perché tutti avevano una storia pazzesca da raccontare. Tra tutte le conversazioni, però, quella che rimarrà per sempre impressa nella mia mente è quella con Nils Bernstein, incontrato alla festa per il 30mo anniversario di Sub Pop, a Seattle. Lui fu il responsabile dell’ufficio stampa Sub Pop in un periodo molto delicato e importante, tra il 1991 e il 1997. Ha avuto un ruolo chiave non solo all’interno dell’etichetta, ma anche all’interno di decisioni che riguardavano Kurt Cobain, di cui era molto amico. Mi rimarrà nel cuore anche l’incontro con Jonathan Poneman. Una persona di rara bellezza e sensibilità. E anche di un’intelligenza fervida.
Tengo a sottolineare che tutti gli incontri sono ben raccontati nel libro.

NI: Sicuramente oltre i due fondatori Megan Jasper ha avuto un ruolo molto importante nella vita dell’etichetta. Come é stato l’incontro con lei?

VS: Ho incontrato Megan diverse volte. Senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile scrivere questo libro. Ha accettato di aiutarmi fin dall’inizio, concedendomi lunghe interviste serali su Skype. Una donna che capisce perfettamente chi ha di fronte, e che riconosce il valore del tempo. L’ho incontrata spesso nel suo ufficio, dove ormai si può dire che fossi di casa. Ho conosciuto anche i suoi due cani. Pensavo che prima o poi mi facesse uno scherzone dei suoi, invece non è successo

NI: Seattle é molto cambiata dagli anni 80. É diventata la città delle grandi società della new economic (Amazon, Adobe, Microsoft ecc). Trovi che l’etichetta rispecchi ancora Seattle come fece nei primi anni di attività?

VS: Seattle è cambiata a più riprese. Non è più la stessa degli anni 80, non è più la stessa degli anni 90, non è più la stessa degli anni 00, e non è più la stessa di cinque anni fa. Ogni decennio ha portato con sé delle piccole rivoluzioni, e ora Seattle gioca nello stesso campionato della Silicon Valley. O di grandi città come New York, San Francisco, Chicago. La Sub Pop è ancora molto radicata nel suo territorio, tant’è vero che una buona fetta del suo roster, tra nuove uscite e ristampe, è del Nord Ovest Pacifico (solo per citarne alcuni, Shabazz Palaces, The Shins, Father John Misty/Fleet Foxes). Senza contare che ogni anno la Sub Pop offre una borsa di studio (la Loser Scholarship)a ragazzi di Portland o Seattle che vogliano andare al College.

NI: Quali sono le maggior difficoltà che hai incontrato nello scrivere questo libro?

VS: Riuscire a trovare un equilibrio tra tutte le esigenze che c’erano, a livello narrativo. Dovevo raccontare di grandi dischi, di grandi persone, di grandi storie, grandi perdite, e anche prestare attenzione a piccoli dettagli tecnici che riguardano il mondo del collezionismo. Mantenere sempre un filo conduttore tra tutto quel che succedeva, senza perdere la strada. Questa è stata l’impresa più difficile.

NI: I Nirvana sono stati sicuramente una delle più grandi scoperte di Poneman e Pavitt. Hai qualche curiosità da raccontare agli appassionati del nostro sito?

VS: I Nirvana non sono stati solo una grande scoperta della Sub Pop. Sono quelli che hanno letteralmente salvato la Sub Pop dalla bancarotta, per certi aspetti. E paradossalmente l’hanno salvata andandosene. La faccenda è ben raccontata nel libro, e quindi non spoilero, perché altrimenti il libro non ve lo filate di pezza.

NI: Hai idea che la morte di Cobain sia stata un punto di svolta per l’etichetta e l’intera scena musicale di Seattle?

VS: Senz’altro: improvvisamente i Nirvana non esistevano più e tutte le etichette major volevano i ‘nuovi Nirvana’. Che è anche il motivo principale per cui la Warner Bros è subentrata alla Sub Pop come socio di maggioranza nel 1995. Un cambiamento molto forte che ha avuto come prima conseguenza l’abbandono di Bruce Pavitt, il suo fondatore principale.
Ovviamente, i nuovi Nirvana non sarebbero mai arrivati. In compenso sarebbero arrivati molti loro emuli, nonché emuli di Pearl Jam e Alice In Chains. Una cosa intollerabile per chi aveva creato il Seattle Sound.

NI: Dopo aver scritto due libri legati a Seattle e alla sua musica hai idea di scrivere una terza nuova opera?

VS: Sì.

VS: Grazie mille!

thebeatter


(pic by Niska Tognon)

Valeria Sgarella

Giornalista professionista dal 2000; da giovanissima ha lavorato a MTV; da non-più-giovanissima, ha trascorso più di vent’anni nel mondo della radiofonia italiana, in qualità di speaker, autrice e curatrice di programmi, corrispondente da Londra e inviata alla Mostra del Cinema di Venezia (per Play Radio, Radio 24, R101). Parallelamente ha scritto – e scrive – di musica e spettacolo per Maxim, Donna Moderna, Vanity Fair, Rockit, il Mucchio, Humans Vs Robots. Nel 2017, dopo un lungo viaggio a Seattle alla ricerca di testimonianze, ha pubblicato il suo primo libro: Andy Wood, l’inventore del grunge, (Area 51 Edizioni / Ledizioni), la biografia di Andy Wood, protagonista meno noto ma influente dell’era grunge. E oggi, 2018, esce con Oltre i Nirvana.

Interviste NI: Big Bang Muff

Ricevo una notifica dalla pagina FB NirvanaItalia, è un bidello.
Interessante mi dico, la figura del bidello, dal videoclip di Smells in poi, occupa un posto speciale nel cuore di ogni nirvaniano.
Se poi addirittura suona, è appena uscito il suo album, e fa il giro promozionale in tutta Italia a bordo della sua macchina a gas, non si può far altro che approfondire.

I Big Bang Muff sono un duo, e questa particolarità abbastanza rara in ambito Rock  fa ulteriormente scattare la molla della curiosità. Faccio un salto su youtube e guardo il video di “Vivo nell’Ombra” e resto sbalordito su vari fronti: l’impatto visivo, il genere musicale che va dritto alle mie corde e dulcis in fundo il testo in italiano.

Subito si ci organizza con amici per vederli dal vivo, beccati al Frequency di Pomigliano (NA) riescono ad andare oltre ogni nostra più rosea aspettativa.
A questo punto non si poteva non organizzare un’intervista, Alfonso ha accettato subito e la loro agenzia ci ha spedito un presskit con l’album in digitale ed alcune info sulla band.

NI: Ciao Alfonso e Francesco, domanda prevedibile ma sempre utile ed interessante, come avete scelto e cosa significa il nome della band ?

BBM: Il nome della band è un omaggio al Big Muff, un fuzz con il quale molti gruppi con cui sono cresciuto ( Nirvana, Mudhoney, Smashing Pumpkins ecc ) ci hanno scritto dischi che sono tutt’ oggi delle pietre miliari. Big Bang invece prende in considerazione la ” teoria del Big Bang “, l’esplosione che generò il sole e successivamente la terra.
Ebbene, il sound dei Big Bang Muff è nato o meglio è stato ” generato ” dal Big Muff e dall’ Octaver un altro effetto che mi permette di avere un suono ancora più grosso ” Big-Bang-Muff “.

NI: ricordo che dopo il concerto mi avete accennato ad una lunga gestazione dell’album “Crash Test”, raccontateci un po’: 

BBM: Venivo da una serie di delusioni molto profonde. Il mio gruppo precedente si è sciolto mentre stavamo ultimando le registrazioni di un disco, contemporaneamente sono finite delle storie di amicizie che duravano da una vita. Musica, amore e amicizia crollavano tutti contemporaneamente.
Ho trascorso gli anni successivi tra casa e un lavoro che è una fortuna ma emotivamente non ti da niente.Io faccio il bidello. In questo periodo ho registrato tutte le bozze che mi venivano in mente e grazie ad Antonio Senesi (Danamaste, Verme Robot, Hide Vincent) che è il produttore del disco, ho trovato questo suono che mi permette di avere una bella presenza anche in mancanza di un basso. Mi sono ritrovato un giorno con una ventina di tracce di chitarra che ho selezionato e affidato a Daniele Esposito batterista dei Nouer. A batteria completate ci siamo resi conto che i pezzi suonavano bene, mi sentivo di nuovo emozionato e con una voglia di condividere questo entusiasmo, così ho cercato un batterista stabile e per fortuna, dopo 3 anni, Francesco Di Blasio dei Vena ha definitivamente materializzato quello che oggi sono i Big Bang Muff.

NI: Sia nell’album sia dal vivo, si nota un’ottima preparazione tecnica, cantare e suonare quel genere non e’ facile, perche’ oltre alle corpose parti di chitarra belle piene riuscite anche a non far sentire la mancanza del basso, dando sempre la giusta importanza a tonalita’ e ritmica che vanno a sostituirlo. E’ frutto di pura passione autodidatta o di un percorso di studio ?

BBM: Io non mi immaginavo come cantante di questo progetto, di conseguenza scrivevo la musica senza pensare a come sarebbe riuscito a cantare un eventuale componente del gruppo ma arrivato a punto in cui non riuscivo più ad aspettare mi son detto, va beh, mi faccio un regalo, canto io. Ho da prima fatto i giri vocali sulle registrazioni e dopo a furia di ascolti e di tentativi ho imparato a cantare e suonare i pezzi più ostici, come ” Madreperla ” ” Baci vs morsi ” .
Il sound invece è stato difficile da costruire, ho sempre ascoltato i consigli dei fonici che conoscevo andando a suonare in giro. Mi potevi vedere una settimana prima con un tipo di strumentazione e la settimana dopo avevo già venduto tutto. Sono riuscito poi grazie ad Antonio Senesi e Claudio Gambilongo ( attualmente il fonico dei Sula Ventrebianco ) a capire che la bi-amplificazione era quello che ci voleva per dividere freq basse e freq di chitarra. Oggi è una soddisfazione finire i live con le persone che ci dicono che dal sound sembra un gruppo intero e non un duo.

NI: Quali sono le band o i generi con cui vi siete formati dal punto di vista musicale e quali hanno più influenzato il vostro sound e le scelte che hanno determinato il progetto Big Bang Muff?

BBM: Sono onnivoro ma volendo fare dei nomi posso dire che il primo amore sono stati i Nirvana e tutto quel movimento bellissimo degli anni 90 . Successivamente più che gruppi ci sono stati dischi, White Pony dei Deftones, Origin of Simmetry dei Muse, Il Vile dei Marlene Kuntz, In Requiem dei Verdena sono rimasti punti fermi mentre passavo in rassegna tutto il sottobosco Italiano come faccio ancora oggi e di cui sono un grande estimatore, cantautori compresi, vedi Niccolò Fabi, Edda, Riccardo Sinigallia.
Da adulto sono arrivati ascolti più mirati Tool, Soap&Skin, Neurosis, This town needs gun ma l’ispirazione è arrivata grazie alle atmosfere generate dai Tool, i Deftones e i Katatonia. Un inquietudine che mi corrisponde e mi ha permesso di definire la mia visione.

NI: Il video e’ di una qualita’ mainstream, sia come regia che come risultato finale del montaggio, come siete riusciti nell’impresa ?

BBM: Il merito è tutto di Walton Zed (pittore, fumettista, regista) che ha deciso di portare la sceneggiatura che avevo scritto direttamente sul green screen, creando delle apposite ambientazioni dipinte a mano. Lui ha fatto il lavoro che di solito fa un team. Un artista vecchia maniera, uno di quelli che alle quattro del mattino ti chiama per raccontarti un’idea, un disegno, una proiezione. Ci siamo conosciuti e abbiamo da subito capito che c’era una grande affinità di visioni, di contenuti, la voglia di spingersi oltre, di osare, ci ha portato ad avere un video abbastanza unico nel panorama Italiano.

NI: Il formato “duo” e’ una scelta ben precisa che siete convinti a portare avanti, oppure potreste in futuro rinunciarvi ? E’ stato un ripiego o una scelta gia’ dal primo giorno ?

BBM: Il duo è nato per ripiego, un limite che ha tracciato una determinata direzione. Io cercavo una band, molte persone venivano meno e così da soli abbiamo riscoperto il nostro potenziale in questa dimensione. I live migliorano sempre di più, siamo sempre attenti agli accorgimenti. Per ora stiamo bene così, io e Francesco stiamo scrivendo già nuove cose e non sentiamo mancanze, vorremmo piuttosto completare, migliorare quello che riusciamo a fare in due. Il giorno in cui questa dimensione ci sembrerà stretta, agiremo di conseguenza.

NI: Quanto è stato o è difficile per una cosiddetta giovane rock band della provincia salernitana farsi notare, giungere alla registrazione del primo album e avviare un progetto musicale?

BBM: Il percorso per noi è stato atipico. Noi prima ancora di avere i live e una pagina FB avevamo un disco e un videoclip autoprodotti pronti ad uscire. Le etichette, le agenzie di stampa e di booking a cui abbiamo inviato il disco quando ci rispondevano ci dicevano che non se la sentivano di prendere con sè un duo senza gavetta, senza un minimo di fan . Per fortuna qualcuno ha creduto in noi. Oggi abbiamo due anni di contratto con la Rosso Al Tramonto un etichetta che produce per lo più pop ma hanno voluto ugualmente supportarci, la distrIbuzione è di IMakeRecords etichetta discografica di Francesco Tedesco uno dei produttori più attivi in Campania e musicista di Danamaste,Verme Robot, Mathì, Hide Vincent . Libellula Press è la nostra agenzia di stampa e Subcava eventi il nostro booking. Per ora siamo ancora in fase di crescita, sgomitiamo con altrettante band validissime e stiamo cercando di suonare il più possibile, purtroppo abbiamo fatto più date fuori che in Campania e ci manca suonare davanti ai nostri amici.

NI: Cosa pensate dell’attuale contesto discografico campano  e cosa vi ha convinto ad affidarvi all’etichetta Rosso al Tramonto ?

BBM: In realtà chissà cosa ha spinto alla Rosso al Tramonto a prenderci con sè è un mistero ahahaha . Una volta stampati i dischi gli ho scritto ” Avete appena prodotto l’album alla band che ucciderà la musica definitivamente ” e loro mi hanno risposto che non vedono l’ora . Credo che chiunque voglia ascoltare buona musica in campania debba seguire i profili di I MAKE RECORDS, IKEBANA e CONTROCANTI. Per me a partire dalla prima sono le etichette discografiche più prolifiche e che hanno diffuso più musica di altre valide etichette campane.

NI: Alcuni vostri testi fanno pensare subito all’ermetica School, quanto i testi di Kurt Cobain hanno avuto peso sui vostri testi ?

BBM: Kurt leggeva W.Burroughs, da lì alla beat generation ” beati e sconfitti ” ci è voluto poco. A School ci sono molto affezionato lavorando in una scuola. Interpreto quel testo pensando a quando da ragazzi ci si sente fortunati a farla sempre franca ( ” no recess/nessuna sospensione ” ) e poi questo non ti porta a niente e ci si ritrova di nuovo al liceo, cosa che è capitata a Kurt Cobain ritornato nella propria scuola a fare il bidello, penso che quel testo appartenesse a quel periodo.
Per i testi dei BIG BANG MUFF invece posso dirti che scrivo come se guardassi tutto attraverso un caleidoscopio, una proiezione dentro l’altra, arrivo a dei concetti molto chiari talvolta ma solo dopo alcuni passaggi oscuri, perchè è oscuro il tormento che ho dentro, non so interpretarlo, non sono capace. Posso solo esprimermi a visioni, una parola che ritorna ancora, così da trasmettere l’atmosfera che percepisco dentro e oltre di me.

L’album Crash Test e’ disponibile negli store digitali, oppure per chi preferisce il CD fisico puo’ pagarlo via Paypal e riceverlo a casa (10€ + 2€ s.p.)
https://www.paypal.me/BIGBANGMUFF

Domande Kurt74 e Antonio Napolitano
Foto Kurt74

Interviste NI: VoGan

I VoGan sono una giovanissima rock band catanese che abbiamo scoperto al Contest organizzato dal PompeiLab nel mese di Aprile 2015, durante il quale, nella città di Pompei, si sono sfidati con altri gruppi approdando alla finale tenutasi Venerdì 24 dello stesso mese in gara con i Metharia e i Kafka sui pattini, quest’ultimi poi risultati vincitori. 

La line up del gruppo conta cinque elementi: Seby Salerno (voce ), Salvo Coco ( chitarra ), Rosario Campisi ( chitarra ), Mario Grasso ( basso ), Alessio Di Maria ( batteria ). La loro esibizione live ci ha molto colpito, incisiva e con un’energia contagiosa. Questo ci ha convinto a chiedere loro di rilasciare un’intervista per nirvanaitalia.it

NI: Innanzitutto, da dove trae origine il nome della band? Escludendo che vi siate ispirati, per un astruso motivo, alla città Vogan del Togo o ad una famosa marca di scarpe italiane che ha un nome che assomiglia al vostro tranne che per la H, raccontateci il trip etilico che vi ha condotto a questa scelta!

VG: Ciao a tutti e vi ringraziamo per l’intervista. Purtroppo avete solo indovinato che il nostro nome proviene da un trip etilico. Alcuni pensano che sia un acronimo, altri pensano che sia l’insieme delle nostre iniziali. Altri ci vedono un messaggio subliminale. In realtà una delle prove in cui cercavamo il nome, ci rendemmo conto che uno di noi storpiava il nome di un mito della nostra infanzia musicale: Steve Ray Voughan. E sebbene la citazione sia distante non di poco dal nostro modo di fare musica, il nome è rimasto perchè ci piace come suona.

NI: Sentendovi suonare live al PompeiLab abbiamo avvertito nel vostro sound influenze derivanti da gruppi come Vibrazioni o Ligabue; la canzone del cantautore romagnolo, E’ più forte di me, presenta sequenze ritmiche e chitarre che ricordano il vostro singolo Il ritratto. Siete d’accordo ? E quali sono le vostre rock band di riferimento e quali hanno più influenzato la vostra musica ?

VG: In realtà no. Il ritratto è l’insieme delle influenze musicali di tutti i membri della band. Sono di vario stampo le band a cui ci ispiriamo. Dal rock possente degli anni ’70, come led zeppelin e Deep Purple fino ai suoni contemporanei dei Muse e Placebo, senza trascurare le melodie delle band italiane quali Negramaro e sound alternativi degli Aftehours e Subsonica.

NI: Finito il live Contest PompeiLab siete ripartiti in macchina per la Sicilia. Ma siete matti ? E’ prassi per la band sottoporsi a queste trasferte ? Cosa vi spinge oltre i limiti dell’umano ? Passione ? Voglia di farvi le ossa nei concerti live ? Desiderio di arrivare ?

VG: Si, esattamente tutto ciò che avete elencato. In più abbiamo voglia di confrontarci con le altre band, per crescere e migliorare sempre di più. Poi, quando ottieni i risultati sperati e i complimenti da parte di tutto il pubblico, i chilometri che ci separano dal contest in questione diventano pochi metri.

NI: Abbiamo notato che la band profonde una gran cura, quasi al limite del maniacale, per il live; cosa abbastanza sorprendente per un gruppo emergente. Ad esempio, abbiamo visto Alessio, il vostro batterista, per la performance live sfoggiare cuffie e pc portatile sul palco con probabilmente le sequenze. Da che tipo di formazione musicale provenite ? Alcuni di voi hanno studiato al Conservatorio ?

VG: In ogni live in cui ci esibiamo, cerchiamo di essere sempre “precisi” per far ascoltare ed apprezzare il nostro album così come lo abbiamo voluto: suoni equilibrati e timing perfetti. La formazione del conservatorio di alcuni componenti è servita a farci crescere a livello tecnico e a livello teorico. Tutte le altre cose sono una conseguenza dell’affiatamento e della crescita nell’arco dei nostri anni di attività.

NI: Il vostro nuovo album “Polvere”, è stato prodotto da Michele Musarra. Come è avvenuto l’incontro con questo produttore e come ha influito sulla veste musicale del vostro nuovo lavoro, che a noi è parso più morbido e melodico rispetto agli esordi dell’EP Il Matto ?

VG: Conoscevamo Michele sin dai nostri esordi essendo della stessa città. In realtà anche “Il Matto” è stato registrato nel suo studio, ma solo con “polvere” è divenuto pure nostro produttore. La nostra crescita musicale è dovuta anche a lui che ci ha assistito sia nella stesura musicale dei brani che nella scelta degli arrangiamenti.

NI: Le vostre esibizioni live sono notevoli, di tutt’altro tenore e impatto rispetto alle registrazioni in studio! I pezzi suonati dal vivo risultano più duri, più convincenti, più vivi rispetto ai videoclip. Ne avete coscienza ? State valutando di rafforzare il vostro sound ?

VG: Si, ne siamo al corrente ed è meglio così. Siamo dell’opinione che dal vivo si debba “spaccare” il palco con qualsiasi tipo di musica e piacere al pubblico sia per la tenuta del palco che per i suoni più vivi. Quindi è stata una scelta voluta di optare per un live più duro e d’impatto.

NI: Per quanto riguarda i testi delle canzoni si è notato che, mentre quelli degli esordi del vostro primo EP erano caratterizzati da un ricorso a stereotipi giovanili, quelli dell’album Polvere risultano più maturi, allusivi, ellittici ma diretti. Degno di nota il testo de Il matto, una denuncia dell’anima corrotta e feroce del mondo che si autoassolve dissimulandosi sotto i veli di un perbenismo di facciata; un inno alla rivolta e a perseguire i propri sogni. Cosa ha ispirato questa canzone? E, in futuro ascolteremo pezzi ancora più ribelli ? Escludete di affrontare temi più sociali e politici ?

VG: Il Matto è un canto di denuncia contro la società odierna (anche se scritto due anni fa, la situazione non è cambiata). Il brano è ispirato alla condizione sociale in cui si trova il cittadino medio che, in difficoltà, si chiede quale sia e se ci sia la soluzione al disagio che vive. Non escludiamo di poter continuare a scrivere su temi sociali o politici, ma preferiamo sempre scrivere su quello che ci ispira e quello che vogliamo comunicare.

NI: Una volta si diceva: ” Bisogna fare un buon disco per fare un buon tour”. Oggi per una band emergente è più importante realizzare un buon prodotto musicale o puntare su una comunicazione in grado di acquisire visibilità sui media, anche a scapito della qualità?

VG: Sono due aspetti fondamentali per un disco. Per noi sia la qualità che la comunicazione sono importanti per la promozione del nostro lavoro. Non si può tralasciare nè l’una nè l’altra.

NI: In base alla vostra esperienza che idea avete del mercato musicale attuale ? Pensate ci siano alternative ai canali tradizionali di lancio di nuove realtà come la vostra o bisogna affidarsi alle piattaforme digitali e attendere pazienti un riscontro di pubblico ?

VG: Ormai il mercato musicale si muove attraverso le piattaforme digitali e purtroppo solo così si può avere un riscontro di pubblico estraneo. E’ difficile trovare alternative ai canali tradizionali, quindi bisogna puntare su comunicazioni e promozioni via web.

Intervista di Antonio Napolitano e Kurt74

Interviste NI: Metharia

Il 18 gennaio si sono esibiti i Metharia al “1° Hades Metal Festival”, svoltosi all’Hades, famoso locale napoletano dove si predilige musica Rock/Metal.
Il minifestival aveva nomi interessanti in cartellone, ma di certo non mi sarei mosso da casa se non avessi visto il nome METHARIA nella locandina.

Da solo pero’ i concerti sono tristi, faccio quindi sentire ad un amico Ockulta Informazione e fortunatamente ne rimane folgorato quanto me. Si parte quindi, con Antonio, verso l’Arte.

L’esibizione e’ eccezionale, sembrava un playback vista la precisione di esecuzione, ed il godimento e’ aumentato grazie all’ottima acustica del locale.

All’uscita casualmente reincontriamo i Metharia ad un bar, e si continua a parlare con Raul (voce), da li’ parte l’idea di un intervista per NirvanaItalia.it a quella che, personalmente, ritengo l’attuale miglior band metal, con cantato in italiano, non solo della scena partenopea ma dell’Italia tutta.

Qualche giorno dopo il concerto, Raul ha fatto caso che il 18 gennaio e’ lo stesso giorno del debutto di 15 anni fa !!!

NI: Ciao Raul, per rompere il ghiaccio mi confermi che ti chiami Luca o sono io che ti chiamo erroneamente cosi’ da 13 anni ?

Raul: Assolutamente si. Raul è il guerriero che scende sul campo di battaglia che è il palco… ormai è lui ad aver preso il sopravvento. Chi possiede i nostri primissimi lavori troverà alla voce Luca Volani. Poi divenni Raul; dicevano che avessi le sembianze di un sudamericano. La band mi ribattezzò così, eravamo ad una delle tante cene a casa di Enzo “soulfingers” Rizzo che fu nostro tecnico del suono nel Promo del 2003, ormai sono Raul per tutti, ma per me cambia poco. Quello che conta è il fuoco della mia passione per il Rock che non si è mai spento! Ahahah mi viene in mente il mio amico Gianluca di Bonito che mi chiama “Raul il mio amico Azteco”!

NI: Ci racconti brevemente la storia dei Metharia

Raul: I Metharia nacquero nel 1999 e debuttarono il 18 gennaio del 2000 al Notthing Hill di Napoli, ricordo che era morto Craxi. Fu un giorno di festa… se non mi sbaglio con noi debuttarono anche gli Ansiria un’altra formidabile band del caro amico Irvin Vairetti. Il nostro background viene sicuro dal metal e dal rock pesante, ma è davvero vario basti pensare ai tanti componenti ed ai cambi di line up. Ognuno di noi predilige un filone differente, di sicuro non facciamo pop…ahahahah Sinceramente le etichette nella musica non mi sono mai piaciute ed il mondo della musica popolare mi ha insegnato che non esistono barriere. Quando canto quello che mi influenza viene prima da dentro, poi mi influenza ciò che ascolto, che ho ascoltato, la mia terra, la mia gente… siamo i Metharia, se fossimo nati in un’altra parte del mondo saremmo diversi, faremmo un rock diverso. Per qualcuno siamo duri, siamo metal per altri siamo rock.. il nostro sound è potente come poche rock band in Italia, cupo, profondo… usiamo chitarre a 7 corde, accordature particolari, ma non rinunciamo alla melodia e alla semplicità della canzone…le nostre canzoni le può cantare chiunque… la musica deve arrivare al cuore, avere quasi un effetto terapeutico…

NI: Cosa significa oggi continuare a fare il vostro genere musicale rispetto a quando avete cominciato ?

Raul: Significa che dopo 15 anni sei considerato sempre “emergente”. Da bambino sognavo di fare l’astronauta, mi piacevano le cose impossibili, poi mi resi conto che fare rock duro a Napoli era ancora più impossibile. Oggi siamo consapevoli dei nostri mezzi e sereni della nostra realtà. Tutto quello che abbiamo fatto ed ottenuto l’abbiamo ottenuto con le nostre forze, senza mai sbavare dietro nessuno, Non fa parte del nostro stile. A che serve avere una cosa se la si è ottenuta per favori reciproci e non perché la si è meritata ? La musica è pura… non la si deve vivere come la politica per esempio…la trasparenza, la purezza salva l’anima e rende vera l’arte!

NI: Come siete cambiati e cosa volete raccontare della contemporaneità ?

Raul: Chi ha avuto modo di ascoltarci dall’inizio sa quale è stato il nostro percorso. Siamo passati dal metal, trash, prog….atmosfere dark, new wave Ma ancora oggi non sapremmo come definirci. Siamo Rock? Ditelo voi. Il rock è una cosa seria, roba dura non quello che spesso si giudica come rock in Italia e poi il rock è anche un modo di essere, di pensare… non puoi servire due padroni… se segui il Dio del Rock te ne fotti di tutte le sporche competizioni che impone soprattutto la televisione che sta celebrando man mano la morte dell’arte. “Mistificazione di banalità, mercificazione di creatività … mercificazione di libertà !!!”( da Echi e Frequenze ). Se uccidi la passione per la musica uccidi la tua stessa libertà. Qualcuno vorrebbe farci smettere di sognare!!! Cmq noi abbiamo fatto il nostro percorso e siamo maturati, oggi sai che dai Metharia puoi aspettarti suoni di chitarra taglienti che ti lacerano dentro e la voce che entra nella testa e nel cuore con spiccata attitudine per la melodia. Brani pronti a spiazzarvi ce ne saranno sempre e potrete constatarlo anche nel nostro album la cui uscita è ormai imminente! Noi vogliamo e possiamo raccontare della nostra contemporaneità… ci siamo aggiornati un po’… lo scoprirete nel nostro prossimo lavoro.

NI: Vi conosco da un lontanissimo concerto al Jail (Napoli, probabilmente 2002), e mi colpiste piu’ del gruppo a cui facevate da spalla, da allora non vi ho piu’ mollato, mi sono sempre chiesto perche’ un gruppo, preparato ed originale come voi, non abbia trovato una casa discografica disposta a produrvi in tutti questi anni.

Raul: Ce lo stiamo chiedendo ancora anche noi!!! Ahahah All’epoca c’era molto fermento nei locali del centro storico di Napoli… Oggi non c’è davvero un cazzo! Nel 2004 ci sciogliemmo e ripartimmo live nel 2008 con vari cambi di line up fino al ritorno di Giuseppe Arena (mask) alla chitarra nel 2010. Forse in quel momento siamo davvero ripartiti… si è rigenerata qualla magia, quell’alchimia, e subito e’ nato l’EP “ockulta informazione”

Beh di strada ne è stata fatta, ma alla fine la gente ha sete di rock, non è vero che non gliene frega nulla. In tutti questi anni abbiamo girato e spesso abbiamo suonato nei posti più sperduti e dimenticati… eppure abbiamo trovato una fame di rock indescrivibile, più i posti erano “dimenticati” dal rock e più la gente era affamata ed affettuosa. Non c’è cosa più bella che ricevere affetto e riconoscenza per aver suonato e regalato emozioni a gente che un attimo prima non sapevi chi fosse…che esistesse. Purtroppo il rock spesso è una musica scomoda, le etichette investono sulla merda e se quotidianamente ti trasmetto merda tu suddito finirai per ascoltare merda!!!

La televisione sta letteralmente cancellando l’arte… per cantare devi competere con altri più magri e muscolosi di te, per fare il cuoco devi odiare altri cuochi, per fare il coglione devi competere con altri coglioni su un’isola deserta !!! Più sei coglione e più fai strada!

Il rock è unione, la musica è condivisione …. Non può essere competizione mai!!! La musica deve unire, non può dividere!!! Chi fa arte pura è scomodo ed è tagliato fuori! Il rock è ribellione, fare musica e avere ideali da inseguire, avere qualcosa da dire senza aver bisogno di qualcuno che ti scriva i pezzi per poi speculare sul tuo talento!!!

Potete condannare tutto di noi, ma i Metharia sono quelli che vedete, che ascoltate… senza finzioni inutili… La musica è magia e purezza, la cosa più importante per noi e la sua natura divina non può essere sporcata, noi non lo faremo mai. La nostra è una missione: risvegliare le coscienze con la nostra musica, con l’unione e l’umiltà, mai con l’odio e la competizione!!!

NI: La rivoluzione digitale ha reso più semplice la diffusione dei più svariati contenuti, tra cui anche quelli musicali. Quanto la scena rock – metal italiana e napoletana è stata in grado di cogliere tale opportunità per far crescere il genere, i gruppi affermati e le giovani realtà ?

Raul: Ci credo poco a questa cosa. Io personalmente mi connetto poco e seguo anche pochissima tv… e sono sempre l’ultimo a sapere le cose ahahah Beh di sicuro il web permette di far arrivare lontano la propria musica, ma allo stesso tempo oggi basta che scrivi 4 cazzate e ti spacci per musicista. C’è un sacco di merda in giro ahahah ma anche tanti artisti sconosciuti di una bravura agghiacciante… di una sensibilità artistica fuori dal comune!

Credo che la musica campana, della scena underground filone rock metal… ( ripeto non amo le etichette e le divisioni), non mi sembra ne abbiamo usufruito più di tanto. Qua manca proprio una vera e propria scena alternativa… eppure ci sono band davvero validissime… manca la predisposizione del pubblico e credo che in questo senso la rete abbia agito in negativo.

Ai concerti faccio sempre una premessa… “NON SIAMO SU YOUTUBE”!!! Credo che ormai con il web si può avere tutto e subito e le nuove generazioni siano un po’ diseducate all’acquisto del cd, al vivere un concerto live… “tanto me lo vedo a casa scaricandolo con la coca cola ed i popcorn davanti”, e quindi oggi risulta dura fargli muovere il culo anche nei Live. Un tempo si pogava più genuinamente e con spontaneità!!!

NI: Come giudichi i nuovi fermenti, se tali possono definirsi, della Napoli Metal ? Credi sia possibile immaginare per il futuro l’avanzamento di una proposta di un metal mediterraneo, alternativo a quello nord europeo ?

Raul: Credo che la realtà sia molto dura e la vedo nera per il futuro. Pare ci sia un certo fermento di band hardcore.

“Metal mediterraneo”? ma lo facciamo già noi ahahah, a parte gli scherzi credo che le potenzialità ci siano tutte ma manca l’appoggio dei locali, delle strutture…dei discografici… e della gente stessa che fruisce solo cose riciclate!

NI: Avete appena finito le registrazione per il vostro primo album, dove volete arrivare con questo disco?

Raul: Il disco è autoprodotto e con i nostri mezzi credo che abbiamo ottenuto un prodotto davvero di pregevole fattura. Il massimo che potessimo fare. Adesso cerchiamo una distribuzione seria, pare che qualcosa bolla già in pentola e ci auguriamo di trovare il modo di girare un po’ almeno per l’Italia a promuovere questo lavoro. Un lavoro inseguito per 15 anni, adesso so che se un giorno dovessi mancare potrò vivere attraverso questo disco… per sempre. Ecco dove noi vogliamo davvero arrivare è nei cuori dei nostri ascoltatori, dei nostri fans. Vogliamo che apprezzino il lavoro ed i sacrifici che ci sono dietro a questo lavoro ed a questo progetto in tutti questi anni!!! Noi abbiamo sempre avuto un rapporto diretto con i nostri “seguaci”, infatti per questo album stiamo allestendo una vera e propria squadra per la promozione e la realizzazione di questo progetto.

Anzi cogliamo l’occasione per fare un appello a chiunque voglia aiutarci, darci una mano e far parte della “famiglia” METHARIA… per copertine, sfondi, realizzazione sito, pagine , promozione, locali, web ecc.

Noi facciamo tutto con le nostre forze!

NI: Negli anni sono usciti 5 demo, per un totale di 16 brani (alcuni ri-arrangiati piu’ volte), quanti di questi entreranno nel vostro primo album ?

Raul: Ci saranno 3 brani dei lavori precedenti riarrangiati con ospiti d’eccezione. In “Echi e Frequenze” avremo le tastiere suonate dal grande “Marchese” Antonio Aiazzi dei Litfiba, in “Karma” le percussioni di Ciccio Merolla, ed in “Luce Senz’Anima” le tastiere e i sinth di Massimo D’Ambra. Un onore per noi… avremo sempre immensa gratitudine per chi si è fatto prossimo dei nostri sacrifici. 

NI: Per salutarci, dandoci appuntamento alla presentazione del disco, toglietemi una curiosità, che diavolo significa Wakynian Tanka ?

Raul: Un nostro brano del 2001…. Eh eh… Wakynian Tanka era il grande uccello del tuono presso alcune tribù Sioux.

“La Prima volta che lo sciamano Sioux, Cervo Zoppo, salì su un moderno Jet, paragonò l’aereo a Wakinyan Tanka, il Grande Uccello del Tuono, il cui terrificante potere infiamma i fulmini !!!”

Così come gli indigeni di alcune isole del pacifico pensavano che gli aerei americani che vi atterravano, durante la seconda guerra mondiale, fossero gli Dei che ritornavano!

A noi piace pensare che Wakynian Tanka sia, come tanti altri eventi del passato, la testimonianza di eventi ufologici nel passato. Così come gli Annunaki presso i Sumeri, che portarono la civiltà sulla terra.

A proposito il disco si chiuderà con una track che vi spiazzerà intitolata “nephilim”… che sono citati anche nella bibbia e che secondo la traduzione di Zecharia Sitchin letteralmente vuol dire “CADUTI DAL CIELO”. Del resto basterebbe informarsi sul significato del nome “Metharia”. Documentatevi…

Vi aspettiamo alla presentazione sarà una grande festa di rock, non mancate!

Sia pace su tutte le frontiere… resistenza agli oppressori!!!

Domande serie: Antonio Napolitano
Foto e domande inutili: Kurt74