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  • in risposta a: Siete Straight edge? #23617
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    mi piacciono molti gruppi della scena (minor threat in primis) ma no, col cavolo che lo sono.

    in risposta a: Belle copertine #23239
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    in risposta a: Belle copertine #23238
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    slip it in

    in risposta a: Pixies #23393
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    Surfer Rosa (specie se accorpato all’eccezionale Ep Come on Pilgrim) è uno degli album più belli degli anni ’80 ed è influente su miriadi di band ancora oggi, una su tutte i weezer.
    pezzi imprescindibili di quest’album praticamente tutti, ma forse la mia canzone preferita è ‘rock music’ dal minore ‘Bossanova’

    in risposta a: RECENSIONI #19199
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    Un capolavoro cinematografico che nasce da un capolavoro letterario. Se non l’avete già fatto, leggetelo, .

    Sì, ma fino all’ultimo capitolo. a quello date pure fuoco.

    in risposta a: #23313
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    polly87 – 5/7/2008 3:16 PM????????? ico15 ico15 ico15 ????????

    avevo aperto un nuovo topic per quella risposta su funny games, invece di rispondere nel thread apposito

    in risposta a: RECENSIONI #19198
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    Funny games (l’originale del ’97 di Haneke, che ha diretto pure il remake u.s in uscita questi giorni) è un grande film.

    anche se ovviamente con arancia meccanica c’entra pochino, è più che altro una mossa pubblicitaria

    in risposta a: RECENSIONI #19197
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    tranquillo, pensavo solo tu fossi easycure di là, nevermind

    in risposta a: Velvet Underground and Nico #21205
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    ehilàsono ondivago ma tengo botta 🙂

    in risposta a: Velvet Underground and Nico #21204
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    Stupendo anche il secondo album, White Light/White Heat

    non c’è Nico ma è comunque an awesome awful mess

    in risposta a: RECENSIONI #19196
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    SAPPY – 4/1/2008 2:08 PMMudhoney: Superfuzz Bigmuff plus Early SinglesPrima di tutto, i Mudhoney sono Seattle; cioè Mark Arm, chitarra e urli, prima del Miele di Fango faceva parte dei Green River, capito? Una delle prime selvagge ultradistorte formazioni di quello che poi qualcuno volle definire “Grunge”. Chi se non Mudhoney sono Seattle? Confezionarono i Mudhoney, nel lontano 1989 il primo inno e poi il primo grande disco di una generazione. Ed ebbero anche il gran buon gusto di chiamare quel disco col nome di uno dei più selvaggi ed efferati effetti per chitarra mai creati: quel fuzz macilento, ridondante grasso sporco e cremoso che passa sotto il nome di Big Muff. Perchè anche loro erano cosi: selvaggi e sfrenati, grassi e marci.Da un po’ di anni la Sub Pop vi spara Superfuzz Bigmuff in edizione speciale con in più tutti i primi 45 giri dei nostri, cioè un capolavoro assoluto. E se volete il primo singolo, quel terrificante inno chiamato “Touch me I’m sick” ve lo trovate anche in versione 45 giri a soli 7,50 dollari sul sito della Sub Pop. E vi assicuro che non solo il contenuto, ma anche la copertina vale eccome l’acquisto: una latrina del cesso stampata in primo piano e null’altro. Semplicemente geniale.”Touch me I’m sick” è l’apertura di Superfuzz Bigmuff nella nuova veste; un terrorifico garage che non è solo riproposizione degli esperimenti anni ’60, ma diventa una cupa e sgraziata e violenta colonna sonora di una generazione ben più disillusa; la storia di un malato di AIDS. La B-side non è da meno: “Sweet Young Thing Ain’t Sweet No More” è blues calato in una coltre di distorsioni e slide di psichedelica reminiscenza, ma con un’attitudine viscerale e pessimista che lo rende unico, e al di la dell’apparenza “vintage” anche terribilmente attuale; due marci gioielli. L’altro grande capolavoro della parte dedicata ai 45 è la cover di “Halloween” dei Sonic Youth, immaginatevela un po’ meno eterea che nell’originale e in compenso più tribale, disperata e pesante (nel senso di “heavy”), quasi se possibile superiore alla versione di Bad Moon Rising. Il disco vero e proprio è quasi sempre altrettanto malatamente fascinoso: da dolenti ballads come “If I Think”, a sparate distorte come “No One Has” o “Need”, quest’ ultima quasi più Husker Dü che Detroit.

    ehi, sei Easycure su Debaser?

    in risposta a: RECENSIONI #19195
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    Questa l’ho già messa di là, però ho levato ogni link:

    Iggy and the Stooges: Raw Power

    cover.jpg

    Finito di registrare il 6 ottobre 1972, uscito nel febbraio (USA) e giugno (UK) 1973.
    Prodotto da Iggy Pop.

    Tracklist

    1. “Search and Destroy” – 3:29
    2. “Gimme Danger” – 3:33
    3. “Your Pretty Face Is Going to Hell” – 4:54
    4. “Penetration” – 3:41
    5. “Raw Power” – 4:16
    6. “I Need Somebody” – 4:53
    7. “Shake Appeal” – 3:04
    8. “Death Trip” – 6:07

    All songs by Pop/Williamson

    Adoro l’ignoranza di questo album. È pesante, veloce e nato con l’intento di assordarti, cioé tutto quello che un grande disco rock dovrebbe essere. E infatti ‘Raw Power’, terzo e ultimo album degli Stooges (già riformatisi nel frattempo come Iggy & The Stooges dopo un primo scioglimento, con James Williamson come nuovo chitarrista e Ron Asheton passato al basso a fare le veci del di lì a poco morituro Dave Alexander) è un grande album di rock. Non bello in assoluto come l’ormai leggendario omonimo esordio, ma comunque al livello (sempre secondo mia umilissima opinione, ricordo) del successivo ‘Fun House’,lavoro stupendo ma che trovo frammentario e a volte fuori fuoco. ‘RawPower’ invece è l’opposto: vengono abbandonati tutti i tentativi di sperimentazione in favore di un solido e roccioso ensemble di canzonidi incontaminato hard-rock, sparato a velocità tali per l’epoca dapotersi guadagnare senza problemi l’etichetta di proto-punk. Williamson da questo punto di vista è un chitarrista molto più potente e preciso(e competente secondo un’ottica comune e banale) di Ron Asheton e non si lascia andare a derive psichedeliche di sorta.
    Tutti gli ottopezzi del disco si muovono sulle coordinate lanciate dai primi due,’Search And Destroy’ e ‘Gimme Danger’, in pratica il rock selvaggio e la ballata. Al primo sottogruppo sono ascrivibili ‘Your Pretty Face IsGoing To Hell’, ‘Death Trip’ (che in pratica sono quasi reinterpretazioni dello stesso riff dell’opener), ‘Raw Power’ e ‘ShakeAppeal’. Al secondo, ‘Penetration’ e in certa misura ‘I Need Somebody’.Ma partiamo dall’inizio: ‘Search And Destroy’, il capolavoro indiscusso dell’album. Sì, punk senza dubbio: tre accordi tre serrati e intrisi inun ritmo martellante, refrain in levare che quasi eguaglia quello di ‘1970’. Scarni e veloci (ma soprattutto incisivi) assoli di Williamson ad intervallare l’interpetazione vocale grintosa e sguaiata di Pop. Le lyrics probabilmente più famose degli Stooges, quelle dello ‘Streetwalking cheetah with an earth full of napalm’ e del figlio dimenticato del mondo, per intenderci.
    Si passa poi a ‘Gimme Danger’, l’altra faccia (anche se fino a un certo punto) dellamedaglia. Nasce con un memorabile arpeggio di Williamson e Pop nei panni a lui già consoni di torbido crooner. Esplosione finale come da copione (per gli Stooges non esistono ballate che iniziano piano e finiscono piano). ‘Your Pretty Face Is Going To Hell’ è, come ho già detto, una riproposizione del riff di ‘Search And Destroy’ solo più lunga e con più svisate chitarristiche (e lo stesso sarà in maniera ancora maggiore nella conclusiva ‘Death Trip’). ‘Raw Power’ e ‘Shake Appeal’ invece mettono in ballo aspetti più interessanti: da queste si vede chiaramente che le influenze di Pop sono radicate soprattutto nel caro vecchio rock’n’roll degli anni ’50. D’altra parte Iggy stesso ha più volte confessato il suo amore per la musica di Chuck Berry e BoDiddley, e gli Stooges, meno raffinati e visionari dei predecessori Velvet Underground e Doors, non sono altro che un modo per portare avanti lo spirito di quel rock’n’roll, spingendolo ovviamente all’estremo. ‘Raw Power’ è infatti un boogie pianistico alla Jerry Lee Lewis con glassa di chitarra distorta, l’irresistibile ‘Shake Appeal’,con il suo riff elementare e gli ululati spiritati di Pop richiama alla mente addirittura Little Richard.
    L’amplesso di ‘Penetration’ è manco a dirlo il momento dove il connubio violenza/sessualità che permea l’intero lavoro si rompe sbilanciandosi a favore della seconda.’I Need Somebody’ doveva essere la ballata promessa da Pop agli executive della Columbia per il lato B (si era infatti impegnato a mettere una ballad per lato, ‘Gimme Danger’ è quella del lato A), ma in realtà è soltanto un lento e pesante blues, che verrà poi saccheggiato da Marylin Manson nel suo ‘Dope Show’ (ma in fondo esiste qualcosa che Manson non abbia copiato?).
    Molti, spesso anche validissimi emuli degli Stooges negli anni a seguire cercheranno di eguagliare la potenza e la carica di questo album: nessuno ci riuscirà mai appieno. La verità è che quella era una band capace, aldilà dei limiti di strumentazione e missaggio del tempo, di dare la paga a tutti in fatto di potenza e brutalità. Non a caso erano conosciuti come gli Holy Barbarians (anche se non ho mai capito la componente holy dove fosse).
    Un terremoto, devastante ancora oggi.

    P.S.Allora, la cosa del missaggio. L’album era stato prodotto inizialmente da Pop egli medesimo, ma la CBS, dopo aver ascoltato i risultati e avendoli trovati eufemisticamente “caotici” decise di mandare il fido Bowie a remixare il lavoro dell’amico. Pop acconsentì, pur impuntandosi sul fatto che dal remix venisse risparmiata ‘Search And Destroy’. Ora,devo dire che, nonostante provi abbastanza odio nei confronti di Bowie,be’, il suo lavoro sulle restanti sette canzoni non è poi malaccio, e credo che abbia fatto il meglio che poteva (e la cosa verrà in seguito ammessa anche da Iggy). Trovo buono anche il remix che la Columbia decise di riaffidare a Pop nel 1997 per l’uscita di ‘Raw Power’ in cd. Da evitare, evitare, evitare come la peste invece i mix originali del1973, usciti nel 1995 sotto il nome di ‘Rough Power’ assieme ad altra roba per la Bomp Records. Va bene che qui la batteria e il basso si sentono meglio, però la resa è così cessofonica che ti ritrovi senza neanche accorgertene a pregare per la “mano leggera” del Duca Bianco.Insomma un disco che non varrebbe neanche la pena di scaricare, se non fosse per le tracce live furbescamente inserite dove tutta la vera furia delle esibizioni della band emerge nella registrazione (sempre cessofonica beninteso) di uno show radiofonico. Qui sì che il basso e la batteria si sentono bene. Ma questa è una mossa alla quale alla Bomp Records devono aver pensato oculatamente.

    **** and a half out of *****

    in risposta a: Aricontiamo tutti fino a 100… #17634
    R.D.
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    51

    Red- King Crimson

    (strumentale)

    in risposta a: Kurt Cobain – arte o mito ? #19016
    R.D.
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    l’arte, o quantomeno il rock
    parlo da maschio zoticone, e quindi immune dal fascino “bohemienne” del Cobain e quelle menate lì, e da persona ormai comunque troppo vecchia per subire financo le sirene del “meglio bruciare subito e mandare affanculo chi non credeva in me chi non mi stimava ecc ecc” cosa che capisco possa fare ancora la sua porca figura su un quattordicenne o simili.
    detto questo, i dischi dei Nirvana (alcuni soprattutto) girano ancora molto nella mia playlist, assieme a quelli di Hendrix, dei Doors, dei Velvet, dei Sabbath, dei Joy Division etc. insomma, la loro arte perdura, e scommetto perdurerà nei decenni a venire quanto quella degli artisti sopra citati.
    il modo in cui un mito nasce è spesso volubile, legato alle tempistiche e all’esposizione mediatica: l’effettivo valore musicale dell’oggetto in questione passa spesso in secondo piano (il caso del “mito” di Sid vicious è abbastanza esemplificativo a proposito)
    allo stesso tempo figure underground di enorme valore prematuramente scomparse (i primi nomi che mi vengono in mente: Jeffrey Lee Pierce e D. Boon) finiscono col non assurgere mai al rango di miti ma rimangono bensì relegate allo status di figure di culto sotterranee.
    ma mi sono perso, non ricordo cosa volevo dire all’inizio (anche perché sono un po’ mbriaco)
    ah sì,
    sticazzi dei miti, viva la buona musica

    in risposta a: boh – Sid vicious #19036
    R.D.
    Partecipante

    sulla cosa vicious/nancy non ci entro

    però lo scioglimento della band è dovuto più che altro a McLaren, la cui intenzione era appunto di creare un qualcosa di effimero e autodistruttivo che ad altri

    comunque non tutto il male viene per nuocere: senza la fine dei pistols non avremmo mai avuto il primo PIL per dire…

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