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28 Novembre 2007 alle 19:19 #2040AnonimoOspite
mi sono innamorato di Giuni Russo, precisamente dell’album Energie, finalmente ristampato con tre Bonus Track, e che bonus track, parliamo del suo pezzo piu’ famoso.
Cosa c’entra la buon’anima della Russo con nirvanaitalia.it ? perche’ mi e’ venuta voglia di aggiungere una sezione per le recensioni dei CD. Recensioni di qualsiasi tipo o genere, tranne girgi darlessio
Cosa ne dite ?
siete disposti a preparare qualche recensione di album, ma anche di libri o DVD che vi piacciono ?Allego un’intervista con la Zanicchi dove lei rifa’ i gabbiani che credevo fosse una leggenda metropolitana anche se si sentono gia’ nel 45 giri. E poi l’addio, dove fa capire che in italia non ce ne sono piu’ cosi’.
29 Novembre 2007 alle 14:42 #19112AnonimoOspiteAssolutamente non male come progetto! Si potrebbe inserire una sezione di “consigli recensiti”
Io ci sto, se si fa!Bella idea ico14
29 Novembre 2007 alle 17:36 #19200cech84Partecipanteio voglio lello come sindaco del mio paese!!! PIU RECENSIONI, BATTERIE E MACCHINE DEL TEMPO E MENO ROTONDE (E MENO BAR)!!!
Bella scelta…libri…dvd…cazzo io penso di vivere per queste due cose sono le mie passioni!!
ora però..eheh…devo scegliere uno giusatamente…bella scelta! la cosa tragica e che a parole mie…è assai dura! (copia e incolla da 3 kg e mezzo!!)
DVD the man on the moon
Fin da piccolo, Andy Kaufman mostra una particolare predisposizione per parlare, inventare aneddoti, gesticolare come se avesse un pubblico davanti. Da grande comincia ad esibirsi in alcuni cabaret di New York. Di questo spettacolo viene a conoscenza in California George Shapiro, famoso manager. Quando Andy arriva a Los Angeles, George va a vederlo, apprezza molto l’esibizione, gli lascia il suo biglietto da visita. Siamo nel 1975, ed è l’inizio di una lunga collaborazione. Gli ingaggi arrivano numerosi. Bravissimo nel raggirare il pubblico, Andy provoca fragorose risate ma anche gelidi silenzi, lacrime, schiamazzi. Talvolta usa una comicità per bambini, talaltra sfida un signore ad un incontro di wrestling, oppure dà il via a performance così realistiche che nemmeno i suoi collaboratori capiscono dove finisca lo scherzo e cominci la realtà. Imita Elvis Presley, inventa nuovi personaggi, viene chiamato in televisione e lavora al famoso ‘Saturday Night Live’. Conosce Lynne, che si innamora di lui e ne sopporta il difficile carattere. Andy alla fine si diverte a farsi odiare, i suoi monologhi tendono a far infuriare lo spettatore, mettendolo alla berlina. Il gioco va avanti fino ad un certo punto. Prima rifiuta poi accetta di partecipare ad una soap opera, ma la crisi è in agguato. All’inizio degli anni Ottanta, gli viene diagnosticata una grave malattia. Cacciato nel 1982 dal ‘Saturday Night Live’ perché il pubblico comincia a voltargli le spalle, Andy muore di cancro al polmone nel 1984, dopo essere stato da un guaritore che prometteva miracoli. Ma ecco subito dopo esibirsi uno che sembra Andy in uno dei suoi travestimenti. Vero o falso?
ora il parere mio invece:
é uno dei miei film preferiti…dovuto al fatto che a interpretare Andy ci sia Jim Carrey; e allo stesso tempo mi ha sempre affascinato la comicità…come dire..surreale? particolare forse è il termine esatto (basta pensare che a 14 anni vedevo i monty python flying circus e barracuda di luttazzi…) tornando a noi…
Film squisito…dalla colonna sonora dei rem ai vari attori (Denny DeVito…Carrey…oh guarda pure la vedova cobain!!)
ci sono delle scene veramente da rimanere a bocca aperta…che dico tutto il film!! è dura farvi un rapido sunto delle scene che mi colpiscono (a livello emotivo)…perchè hanno tutte quel “non so che” che ti fa pensare…
se devo scegliere due…beh sicuramente il suo funerale…ogni volta sembro le cascate del niagara ico04 poi…sembrerà stupido ma c’e una scena che dura pochi secondi, è presente pure nel video “the great beyond” dei rem..quando Jim/Andy dopo essersi dichiarato alla sig.ra Love C. gli copre il viso con lo scialle e poi lo solleva e la bacia…
OK basta cose sdolcinate o lacrimoni…ci sono altre mille scene eccezionali: dall’esordio al Saturday night live… (che si intravede nel video dei rem quando gli tirano le freccette) alla sua folle comicità nel suo programma televisivo…oppure quando tutti all’università chiedono con insistenza di fare il comico mentre sta leggendo “Il grande Gatsby” e lui dice “volete che continui a leggere il libro o preferite che sentiamo un disco insieme?…scelgono il disco…e…
vedete il film per scoprirlo!!! ico08
dagli incontri di wrestrling promiscuo (dove conosce Coutreny Love)…alla sua prima volta in una “casa chiusa”…o l’inizio del film…insomma è dura raccontarvelo a parole…a parer mio è un grande film, un film ben riuscito! (adoro Carrey in ruoli particolari…non so tipo “the majestic” o number 23…scommessa con la morte, peggy sue si e sposata (anche se ha un piccolo ruolo) )
GUARDATE GUARDATE GUARDATE (e per favore non mettetevi le mani in testa per come ho commentato ico13 assumo le mie colpe)http://www.youtube.com/watch?v=eIOMMHUGpUQ (l’embled non è abilitato mi dice, quindi metto il link)
29 Novembre 2007 alle 19:13 #19149Kurt74Amministratore del forumfacciamo cosi’ per vedere se il progetto parte. fate le recensioni che volete, anche dieci ciascuno, e mettetele qui.
Quando avremo raggiunto un certo numero di recensioni apro la sezione e ce le copio.
Non vorrei fare il lavoro di aprire un’altra sezione e poi vederla vuota
Mettete almeno la foto della copertina che siamo sicuri che rimane sempre, se poi c’e’ un video bene, ma i video possono esere cancellati quindi la foto e’ piu’ importante.30 Novembre 2007 alle 17:32 #19190shadowgrungePartecipanteIslampunk di Michael Muhammad Knight
Il termine taqwacore deriva dall’unione di due parole: taqwa, un concetto di amore e timore verso Allah e hardcore, il noto genere musicale. Questo è un movimento musicale e culturale che si sviluppa in America.
Yusef Ali è un ragazzo musulmano nato negli Stati Uniti, frequenta l’università e vive in una casa comune insieme ad altri ragazzi musulmani, come lui nati in america da famiglie di immigrati. Yusef è uno spettatore passeggero della casa, che assiste affascinato allo sviluppo del taqwacore, ovvero un movimento che unisce la fede in Allah e nel corano alla cultura punk, nella casa in cui vive insieme ai suoi amici, ognuno diverso ed ognuno a suo modo fuori dalle righe.
C’è Rabeja, una musulmana femminista che porta il burqa e guida la preghiera (cosa vietata nel mondo islamico alle donne); Muzamil, musulmano dichiaratamente omosessuale e Jehangir, un ragazzo carismatico che ha girato l’america e ha conosciuto altri gruppi punk islamici, e sogna di riunirli tutti in un grande concerto a Buffalo, la città in cui vive; e un tanti altri ragazzi che occasionalmente si trovano nella casa.
Questi, nella loro casa comune, si contrappongono all’estremismo islamico (che nella nostra società sembra essere l’unico islamismo conosciuto) e, come tanti ragazzi “occidentali” bevono alcool, fumano e fanno sesso, senza però dimenticarsi di pregare. Liberi dalle omologazioni e con il loro modo di credere in Allah, vivono la loro vita.
Il libro è un interessante racconto che affronta i temi dell’integrazione e dei contrasti tra la cultura orientale e quella orientale; interessante anche la vita dello scrittore, americano, convertitosi all’islam a quindici anni, dopo aver viaggiato e studiato in oriente, ha partecipato alla jihad in Cecenia e ora è scrittore.Fortemente consigliato ico03
30 Novembre 2007 alle 21:48 #19150Kurt74Amministratore del forumle copertine, non dimenticate le copertine.
30 Novembre 2007 alle 22:12 #19201cech84Partecipantecercando su wikipedia la leggenda che una mia cara amica mi ha fatto notare…la divido con voi!! (è bello dividere le cose interessanti nella vita ico03)
tratto da wikipedia, riguardo Andy Kaufman
“Un’altra curiosa teoria che negli anni si è diffusa è quella secondo la quale Kaufman si sarebbe sottoposto a un profondo intervento di chirurgia plastica per alterare in maniera radicale il proprio aspetto e rendersi irriconoscibile. In questo modo, Kaufman sarebbe ancora oggi vivo e “celato” sotto la falsa identità di un qualche comico odierno. Il maggior “sospetto”, se così si può definire, è Jim Carrey, che lo ha impersonato in Man on the Moon (con la voce italiana di Roberto Pedicini), il film del 1999 sulla vita di Kaufman, diretto da Miloš Forman. Carrey è un fan di lunga data di Kaufman, ed ha lottato duramente per ottenere la parte nella pellicola, ed ha addirittura una collezione di memorabilia, tra i quali i tamburi conga di Kaufman. Interessante è anche il fatto che i due hanno la stessa data di nascita: 17 gennaio. Il modo in cui Carrey recita è molto simile al normale modo di vivere di Kaufman, anche secondo l’amico di Kaufman Bob Zmuda (casualmente, Zmuda era insieme a Carrey nel film Batman Forever). A supporto di questa teoria vi sono alcuni paralleli tra la vita di Kaufman e i film di Jim Carrey, come in The Majestic, nel quale Carrey interpreta un uomo che perde la memoria e vive la vita di un’altra persona, oppure in Io, me & Irene, nel quale Carrey è il padre bianco di tre maschi afro-americani. Comunque, anche se dovessimo considerare l’infanzia di Carrey come un’ invenzione, la sua prima apparizione risale al 1983, ovvero un anno prima della morte di Kaufman. Più probabilmente il senso dell’umorismo di Carrey è stato profondamente influenzato da quello, simile al suo, di Kaufman.”e per essere precisini come la mia amica bree ico03 …ecco la copertina del film (o locandina, è uguale ico02 ) che ho citato sopra è questa qua :
1 Dicembre 2007 alle 21:05 #19195R.D.PartecipanteQuesta l’ho già messa di là, però ho levato ogni link:
Iggy and the Stooges: Raw Power
Finito di registrare il 6 ottobre 1972, uscito nel febbraio (USA) e giugno (UK) 1973.
Prodotto da Iggy Pop.Tracklist
- “Search and Destroy” – 3:29
- “Gimme Danger” – 3:33
- “Your Pretty Face Is Going to Hell” – 4:54
- “Penetration” – 3:41
- “Raw Power” – 4:16
- “I Need Somebody” – 4:53
- “Shake Appeal” – 3:04
- “Death Trip” – 6:07
All songs by Pop/Williamson
Adoro l’ignoranza di questo album. È pesante, veloce e nato con l’intento di assordarti, cioé tutto quello che un grande disco rock dovrebbe essere. E infatti ‘Raw Power’, terzo e ultimo album degli Stooges (già riformatisi nel frattempo come Iggy & The Stooges dopo un primo scioglimento, con James Williamson come nuovo chitarrista e Ron Asheton passato al basso a fare le veci del di lì a poco morituro Dave Alexander) è un grande album di rock. Non bello in assoluto come l’ormai leggendario omonimo esordio, ma comunque al livello (sempre secondo mia umilissima opinione, ricordo) del successivo ‘Fun House’,lavoro stupendo ma che trovo frammentario e a volte fuori fuoco. ‘RawPower’ invece è l’opposto: vengono abbandonati tutti i tentativi di sperimentazione in favore di un solido e roccioso ensemble di canzonidi incontaminato hard-rock, sparato a velocità tali per l’epoca dapotersi guadagnare senza problemi l’etichetta di proto-punk. Williamson da questo punto di vista è un chitarrista molto più potente e preciso(e competente secondo un’ottica comune e banale) di Ron Asheton e non si lascia andare a derive psichedeliche di sorta.
Tutti gli ottopezzi del disco si muovono sulle coordinate lanciate dai primi due,’Search And Destroy’ e ‘Gimme Danger’, in pratica il rock selvaggio e la ballata. Al primo sottogruppo sono ascrivibili ‘Your Pretty Face IsGoing To Hell’, ‘Death Trip’ (che in pratica sono quasi reinterpretazioni dello stesso riff dell’opener), ‘Raw Power’ e ‘ShakeAppeal’. Al secondo, ‘Penetration’ e in certa misura ‘I Need Somebody’.Ma partiamo dall’inizio: ‘Search And Destroy’, il capolavoro indiscusso dell’album. Sì, punk senza dubbio: tre accordi tre serrati e intrisi inun ritmo martellante, refrain in levare che quasi eguaglia quello di ‘1970’. Scarni e veloci (ma soprattutto incisivi) assoli di Williamson ad intervallare l’interpetazione vocale grintosa e sguaiata di Pop. Le lyrics probabilmente più famose degli Stooges, quelle dello ‘Streetwalking cheetah with an earth full of napalm’ e del figlio dimenticato del mondo, per intenderci.
Si passa poi a ‘Gimme Danger’, l’altra faccia (anche se fino a un certo punto) dellamedaglia. Nasce con un memorabile arpeggio di Williamson e Pop nei panni a lui già consoni di torbido crooner. Esplosione finale come da copione (per gli Stooges non esistono ballate che iniziano piano e finiscono piano). ‘Your Pretty Face Is Going To Hell’ è, come ho già detto, una riproposizione del riff di ‘Search And Destroy’ solo più lunga e con più svisate chitarristiche (e lo stesso sarà in maniera ancora maggiore nella conclusiva ‘Death Trip’). ‘Raw Power’ e ‘Shake Appeal’ invece mettono in ballo aspetti più interessanti: da queste si vede chiaramente che le influenze di Pop sono radicate soprattutto nel caro vecchio rock’n’roll degli anni ’50. D’altra parte Iggy stesso ha più volte confessato il suo amore per la musica di Chuck Berry e BoDiddley, e gli Stooges, meno raffinati e visionari dei predecessori Velvet Underground e Doors, non sono altro che un modo per portare avanti lo spirito di quel rock’n’roll, spingendolo ovviamente all’estremo. ‘Raw Power’ è infatti un boogie pianistico alla Jerry Lee Lewis con glassa di chitarra distorta, l’irresistibile ‘Shake Appeal’,con il suo riff elementare e gli ululati spiritati di Pop richiama alla mente addirittura Little Richard.
L’amplesso di ‘Penetration’ è manco a dirlo il momento dove il connubio violenza/sessualità che permea l’intero lavoro si rompe sbilanciandosi a favore della seconda.’I Need Somebody’ doveva essere la ballata promessa da Pop agli executive della Columbia per il lato B (si era infatti impegnato a mettere una ballad per lato, ‘Gimme Danger’ è quella del lato A), ma in realtà è soltanto un lento e pesante blues, che verrà poi saccheggiato da Marylin Manson nel suo ‘Dope Show’ (ma in fondo esiste qualcosa che Manson non abbia copiato?).
Molti, spesso anche validissimi emuli degli Stooges negli anni a seguire cercheranno di eguagliare la potenza e la carica di questo album: nessuno ci riuscirà mai appieno. La verità è che quella era una band capace, aldilà dei limiti di strumentazione e missaggio del tempo, di dare la paga a tutti in fatto di potenza e brutalità. Non a caso erano conosciuti come gli Holy Barbarians (anche se non ho mai capito la componente holy dove fosse).
Un terremoto, devastante ancora oggi.P.S.Allora, la cosa del missaggio. L’album era stato prodotto inizialmente da Pop egli medesimo, ma la CBS, dopo aver ascoltato i risultati e avendoli trovati eufemisticamente “caotici” decise di mandare il fido Bowie a remixare il lavoro dell’amico. Pop acconsentì, pur impuntandosi sul fatto che dal remix venisse risparmiata ‘Search And Destroy’. Ora,devo dire che, nonostante provi abbastanza odio nei confronti di Bowie,be’, il suo lavoro sulle restanti sette canzoni non è poi malaccio, e credo che abbia fatto il meglio che poteva (e la cosa verrà in seguito ammessa anche da Iggy). Trovo buono anche il remix che la Columbia decise di riaffidare a Pop nel 1997 per l’uscita di ‘Raw Power’ in cd. Da evitare, evitare, evitare come la peste invece i mix originali del1973, usciti nel 1995 sotto il nome di ‘Rough Power’ assieme ad altra roba per la Bomp Records. Va bene che qui la batteria e il basso si sentono meglio, però la resa è così cessofonica che ti ritrovi senza neanche accorgertene a pregare per la “mano leggera” del Duca Bianco.Insomma un disco che non varrebbe neanche la pena di scaricare, se non fosse per le tracce live furbescamente inserite dove tutta la vera furia delle esibizioni della band emerge nella registrazione (sempre cessofonica beninteso) di uno show radiofonico. Qui sì che il basso e la batteria si sentono bene. Ma questa è una mossa alla quale alla Bomp Records devono aver pensato oculatamente.
**** and a half out of *****
2 Dicembre 2007 alle 10:22 #19113AnonimoOspiteKing Crimson – In the court of the crimson King
(Island Records – 1969 – Wessex Sound Studio, London – produced by King Crimson)
Formazione:
Robert Fripp – chitarra
Greg Lake – basso/voce
Ian McDonald – fiati/tastiere
Michael Gilles – batteriaTracce:
1) “21th Century Schizoid Man” [Peter Sienfield & King Crimson]
2) “I talk to the wind” [Peter Sienfield – Ian McDonald]
3) “Epitaph” including “March for no reason” and “Tomorrow and tomorrow” [Peter Senfield & King Crimson]
4) “Moonchild” including “The dream” and “The illusion” [King Crimson]
5) “In the court of the Crimson King” including “The return of the Firewitch” and “The dance of the Puppets” [Peter Senfield – Ian McDonald]Primo album del gruppo britannico di rock progressivo che andrà incontro a più cambiamenti nell’ambito della sua formazione e che, come nel successivo album “In the wake of Poseidon (1970)”, vede ancora militare tra le sue fila Greg Lake, lo stesso degli Emerson, Lake & Palmer.
Quasi un microcosmo completamente a sé stante, il disco si apre con una traccia che ha poco a che vedere col mondo fiabesco (seppure amaro) in cui i King Crimson, in questo primo periodo, sono soliti condurci. Il pezzo sembra anticipare tracce violente e forsennate, battutte da zaffate di jazz e da linee di basso quasi ossessive, tipiche di album successivi (come, ad esempio, “Lark’s Tongue in Aspic (1973)” o “Starless and Bible black (1974)”) e, tuttavia, proprio per questo ruolo di “anticipatore”, rimane una traccia ineludibile e assolutamente caratteristica dell’album.
Dalla seconda traccia in poi, si inizia a familiarizzare con l’universo di quelli del Re Cremisi, così come sono più noti. Flauti, oboi, vibrafoni si schiudono in sonorità più dolci, le quali si incastrano alla perfezione con la voce pacata di Lake e che ci conducono direttamente nel cuore della triste terza traccia, l’epitafio di un’umanità intera suonato da mellotron e sussurri, è classicheggiante e sinfonico, cresce in climax ascendente e ci porta dritti dritti verso la realtà in tutto onirica della traccia successiva, Moonchild – The dream and the illusion… Dopo aver raccontato la storia della solinga figlia della Luna, la voce si spegne e lascia spazio ad un’architettura forse poco lineare e, per certi versi, difficile da ascoltare. E’ la fine ormai del viaggio, tutti pronti ad entrare alla corte del Re Cremisi, tra giullari, regine, cori e flautisti…“…The purple piper plays his tunes, the choir softly sing three lullabies in an ancient tongue for the court of the Crimson King…”
E’ un viaggio che consiglio caldamente di intraprendere.
L’incentivo che metto per convincervi è confessarvi che a me il progressive-rock piace poco, eppure questo accidenti di Re Cremisi m’ha preso il cuor!! E ora questo è uno dei miei gruppi preferiti. Per questo (permettete la parentesi sentimentale) ringrazio dal fondo del cuore il “mio” Moonchild (che del tutto mio non è), che mi ha indicato la strada per questa Corte eccezionale.Buon ascolto!!
2 Dicembre 2007 alle 11:24 #19151Kurt74Amministratore del forumbellissime le ultime due, queste sono recensioni professionali.
Basterebbero gia’ per creare la sezione. Ottimo
Complimenti ancoraP.S. Per chi non l’avesse vista inserisco il link alla recensione del cofanetto dei Nirvana fatta da Sliver e me: https://nirvanaitalia.it/forum/boxx/knowledgebase.asp?iid=24&Cat=4
2 Dicembre 2007 alle 11:37 #19114AnonimoOspiteGrazie, Kurt74!! Troppo buono… ico03
Per parte mia, ho solo cercato di inserire le informazioni basilari che io vorrei mi fossero fornite da chi mi suggerisce più o meno dettagliatamente di ascoltare un disco.
Per quanto riguarda la recensione di WTLO ti dico soltanto che l’ho letta tutta prima di acquistare il cofanetto e, una volta che l’ho avuto tra le mani, è stata un vademecum fondamentale!3 Dicembre 2007 alle 15:37 #19211VERSE CHORUS VERSEPartecipanteMELVINS – HOUDINI
Il disco viene registrato con la Atlantic nel 1993 e probabilmente se non fosse stato per il fenomeno Nirvana, i Melvins non avrebbero ottenuto il contratto con la major: ciò non significa che il gruppo non meritasse una pubblicazione su scala maggiore. Nonostante ci si trovi in piena esplosione grunge-pop il gruppo si discosta per alcune scelte, vuoi compositive, vuoi sonore, da tutto ciò che ha reso Seattle la culla di tale movimento.
La formazione prevede “King” Buzz Osbourne (chitarra/voce) Dale Crover (batteria), l’anima del gruppo, mentre al 4 corde si alternano “Lorax” e Billy Anderson con il curioso intervento di Kurt Cobain con chitarra e percussioni in alcuni frangenti del disco. Normalmente i pezzi d’apertura sono quelli d’impatto: in questo caso l’impatto della minacciosa Hooch è quanto di più evidente abbiano lasciato i Black Sabbath nella mente di Buzz. Il cantato aggressivo e alienato raggiunto in incisività dal duo chitarra-batteria picchia fuori dagli altoparlanti con paradossale pregiata semplicità ritmica, il tutto cementato da un basso sottomesso a quest’opera di violenza sonora. Il prezzo da pagare è presto detto: nella sua regolarità emerge il minimalismo che caratterizzerà buona parte dei dischi a venire.
Night Goat si propone con un opaco distorto di basso raggiunto dagli altri 2 strumenti dopo pochi secondi preparatori, e non molto più in la ci si trova immersi in una palude sonora fatta di urla, piatti e corde sferraglianti, per poi ripiombare nel ritmo cupo e claustrofobico della strofa. Un altro ritornello ed il pezzo matura del tutto andando infine scemando nel silenzio. Quello che rimarrà della agghiacciante Nigh Goat sarà come il ricordo svanito di un incubo notturno, a farne uno dei pezzi più celebri di sempre della band.
Lizzy ci riabitua a sonorità incontrate nei già citati Nirvana (o Pixies), mentre nell’irrompente ritornello la voce ruggisce elevandosi sulle distorsioni, e se le mani si dilettano in giochi armonici e bendsblues, si verrà bruscamente scossi dall’iniziale atmosfera pacifica con sconcertante gusto musicale. Passando dalla eccellente quanto struggente cover Going Blind dei Kiss, Honey Bucket si presenta come la più violenta traccia di Houdini: essa si sviluppa selvaggiamente nell’arco di 3 minuti ed il tiro del pezzo è sfrenato creando il caos…da pogo sicuro.
Hag Me è la testimonianza dello sludge metalmelviniano come viene “illustrato” dai 7 minuti di durata, lento e bombardante. Constatando la piega che la tracklist sembra aver preso sino a questo momento, ad aspettarci alla numero 7 è la pop Set Me Straight, dal motivo molto orecchiabile, che rimarrà impresso a lungo termine nel fischiettare di molti.
Sky Pup è un genuino giro di basso dalle sensazioni decisamente avvenenti e dai suoni grotteschi.
La formula funziona grandiosamente coniugando gusto compositivo con orecchiabilità. TeeteCopache riconduce l’ascolto ad atmosfere più consone ai Melvins, con un basso schietto, elementare, primitivo, fondamentale e chitarra a tratti lineare, spesso ineccepibile.
Il disco si conclude con l’ipnotica Pezil Bomb e Spread Eagle Beagle che costituiscono zone non del tutto esplorate.
Molto probabilmente l’album migliore che possiate ascoltare per conoscere i prodigiosi e rari Melvins, se ancora non sapete quali magie possano mostrarvi: chi invece già è cultore del gruppo di Seattle, molto probabilmente, approverà.3 Dicembre 2007 alle 20:06 #19152Kurt74Amministratore del forumOttimo, ora si che va bene ico01
se riuscite a riempire almeno la prima pagina del topic apro la sezione.
4 Dicembre 2007 alle 20:58 #19212VERSE CHORUS VERSEPartecipanteNirvana – Unplugged In New York
La bellezza, la sincerità e l’amore per la musica di quel genere chiamato grunge, crocevia fondamentale per il rock dei ’90, sono emersi chiaramente quando certi gruppi hanno tolto le distorsioni da brani diventati famosi proprio per la loro fragorosità e incuria negli arrangiamenti. I Nirvana si gettano anch’essi nell’esperienza del concerto acustico, l’Unplugged, quando è da non molto uscito l’album-testamento “In Utero”. E ci regalano una performance davvero entusiasmante, con una band in forma e un Cobain che non delude, anzi, oltre a cantare alla grande è disponibile perfino allo scherzo, cosa strana per uno che medita da tempo di lasciare questo mondo. Ma parliamo di musica, perché troppe cose sono state dette sulla morte di Cobain e non vogliamo certo aggiungerne altre in questa sede. L’Unplugged in New York dei Nirvana è senza dubbio il più famoso dei concerti acustici dell’epoca grunge, e questa fama è senz’altro meritata anche se a mio parere quello degli Alice in Chains è leggermente superiore a questo. Quattordici canzoni, di cui ben sei cover, ma la cosa più importante è che Cobain e i suoi lasciano fuori i brani più noti, tranne Come As You Are, e riescono lo stesso a regalare al pubblico grandissima musica senza svendere ulteriormente pezzi come Smells Like Teen Spirit o Rape Me, In Bloom o Lithium, che forse avrebbero anche reso bene in versione acustica. A scaldare gli animi ci pensano subito About A Girl, direttamente da Bleach, e la già citata Come As You Are. La prima, totalmente spogliata da qualsiasi distorsione, suona quasi come un brano beatlesiano, con le ovvie differenze, naturalmente. Come As You Are invece non è molto differente dalla versione presente su Nevermind, anche perché il pedale inserito da Cobain ricrea benissimo l’atmosfera dell’originale. Il terzo brano, Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam è subito una sorpresa: si tratta di una cover dei Vaselines, gruppo che già i Nirvana avevano omaggiato altre volte. Dico sorpresa perché la presenza di una fisarmonica (suonata da Novoselic, mentre Grohl viene “retrocesso” al basso) in un gruppo grunge, che tra l’altro suona un brano che in origine era un canto natalizio, è una cosa abbastanza inusuale (ma va detto che i Nirvana si erano serviti di strumenti non proprio “grungeschi”, come il violoncello, già in precedenza). Sorprende anche la scelta di suonare una cover di David Bowie, The Man Who Sold the World, davvero stupenda anche nella versione dei Nirvana, con un’interpretazione catartica di Cobain. Curiosità: Cobain, alla fine dell’esecuzione, dice qualcosa tipo “Giuro di non aver fatto cazzate”. Dopo questa cover e dopo un breve dialogo col resto dei musicisti, Kurt suona da solo Pennyroyal Tea che, totalmente disadorna di distorsioni e batteria, crea un’atmosfera intima, facendo di questo brano uno dei più amati dai fan. Il violoncello di Loti Goldston impreziosisce l’esecuzione di Dumb, mentre la classica Polly viene suonata senza particolari ritocchi rispetto all’originale, com’è giusto che sia. Benissimo anche On A Plain, brano “minore” di Nevermind, che in questa nuova veste non può non riportare alla mente un’altra delle influenze “nascoste” di Cobain, i Beatles. Il violoncello di Loti Goldston ritorna anche nella ballata Something in the Way, brano che chiudeva degnamente Nevermind (se si esclude la ghost-track Endless, Nameless), e che degnamente viene riproposto anche nell’Unplugged. I tre pezzi successivi sono altre tre cover, tutte e tre dei Meat Puppets: Plateau, Oh Me e Lake of Fire sono tre brani quasi country in cui emerge, specie in Plateau e in Lake of Fire, la grande abilità di interprete che Cobain aveva: sparite le urla disperate che avevano reso famosi i Nirvana, restava comunque una voce davvero emozionante. La conclusione dell’Unplugged è memorabile: dopo la canzone-testamento All Apologies, in cui è molto bello il mantra finale modificato per l’occasione in un “All alone is all we are”, “siamo tutti dei solitari”, Cobain regala un’interpretazione stupenda di Where Did You Sleep Last Night del cantautore Huddie Ledbetter, conosciuto anche come Leadbelly. Straordinario, emozionate, viscerale, l’urlo che accompagna la parte finale della canzone, in cui Cobain mette davvero tutta l’anima in musica, quella stessa musica che è stata la sua gioia e il suo dolore, la sua cura e la sua malattia, la sua vita e, purtroppo, la sua morte.
Tracklist
1. About a Girl
2. Come As You Are
3. Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam
4. The Man Who Sold The World
5. Pennyroyal Tea
6. Dumb
7. Polly
8. On a Plain
9. Something in the Way
10. Plateau
11. Oh, Me
12. Lake of Fire
13. All Apologies
14. Where Did You Sleep Last Night?7 Dicembre 2007 alle 21:28 #19115AnonimoOspiteLed Zeppelin – Led Zeppelin I
(Atlantic Records – Registrato nell’Ottobre 1968, pubblicato il 17 Gennaio 1969 – Olympic Studios, London – produced by Jimmy Page)
Formazione:
James Patrick Page – chitarra
Robert Plant – voce
John Paul Jones – basso
John Bonham – batteriaTracce:
1) Good times, bas times (Page – Jones – Bonham)
2) Babe, I’m gonna leave you (Page – Plant – Bredon)
3) You shook me (Willie Dixon – J.B. Lenoir)
4) Dazed and confused (Page … ma vd. Jake Holmes)
5) Your time is gonna come (Page – Jones)
6) Black mountain side (Page)
7) Communication breakdown (Page – Jones – Bonham)
8) I can’t quit you baby (Willie Dixon)
9) How many more times (Page – Jones- Bonham)Primo album del quartetto britannico, darà il via alla numerazione in ordine progressivo dei primi quattro lavori omonimi del gruppo. Sembra un pò un anello di congiunzione tra il blues vecchia maniera e il rock classico, cui si aggiunge un pizzico di musica folk. L’abum si apre con la prima traccia “Good times, bad times” (spesso nei live suonata come intro alla settima traccia), incisiva come la settima (“Communication breakdonw”), che precede il primo dei due pezzi più “folk-eggianti”, “Babe I’m gonna leave you” (il secondo è “Black mountain side”, cui collabora Viram Jasani alle Tabla, le percussioni indiane). La terza traccia, insieme all’ottava, porta la firma di Willie Dixon e, insieme all’altra, è un blues fino al midollo (e lo stesso può dirsi dell’ultimo pezzo!)!! Come ci ha fatto notare R.D. a noi tutti del forum, i Led Zeppelin spesso erano soliti “riarrangiare” vecchi pezzi blues, facendone dei “cavalli di battaglia”. Spesso tutto questo ha causato loro diversi problemi, tra tutti anche le accuse di plagio. E, sempre a proposito di vecchi pezzi arrangiati di nuovo, arriaviamo alla quarta traccia: “Dazed and Confused” di Jake Holmes (ringrazio R.D. per l’informazione!), diventa uno dei vessilli del gruppo, caratterizzata com’è dal lungo assolo centrale durante il quale Jimmy Page si concede alla sua chitarra con tanto di archetto (l’assolo centrale poteva durare moltissimo, esistono versioni di questo pezzo lunghe all’incirca 27 minuti) e dagli indimenticabili gridolini di Robert Plant. Una cosa molto simile succederà con “Whole lotta love” in Led Zeppelin II. La quinta traccia ha tutta l’aria di essere un momento di snodo, piuttosto tranquilla, permette a John Paul Jones di cimentarsi con l’organo. Seguono gli ultimi tre brani che, da ritmi concitati, scivolano sempre più verso i toni a tratti più o meno sensuali e sempre più scanditi degli ultimi due blues finali.
Consiglio caldamente l’ascolto di questo album. Lo consiglio soprattutto a chi ama il blues e a chi vuole accostarsi per la prima volta ai Led Zeppelin. E’ sempre bene iniziare dall’inizio della storia quando si conosce un gruppo, anche se, in questo caso (esattamente com’è successo alla sottoscritta) si inizia dal famossissimo Led Zeppelin II, by-passando questo primo mattone della discografia…
“… Been dazed and confused for so long, it’s not true…”
Buon ascolto!! ico03
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