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20 Giugno 2009 alle 18:06 #28724Nemo80Partecipante
Per Anorexorcist: visto che, come al solito, fai delle grandissime citazioni e dai riferimenti letterari e filosofici altissimi (cosa che personalmente adoro)… mi hai fatto venire in mente la dottrina stoica dell’ Apathia: l’assenza di pathos è la via per la felicità.
Tu cosa ne pensi?20 Giugno 2009 alle 19:13 #28719shadowgrungePartecipanteLa felicità data dall’inconsapevolezza è una felicità falsa dal mio punto di vista, una felicità limitata se non altro, si rimane nei confini della propria “isola” chiusi nel proprio mondo. Dato che il discorso ha preso risvolti filosofici, vi riferisco cosa disse la mia prof di filosofia a riguardo: la vera felicità e anche libertà è riuscirsi a ritagliare uno spazio per se in questo mondo e gestirselo autonomamente in modo da poterlo chiamare proprio (non sono parole letterali, ma siccome concordo pienamente con questo punto di vista ho anche riscritto a modo mio)
Poi essere come Rodd e Todd non fa proprio per me anche perchè mi sento più un Peanuts, un pochino Charlie Brown e molto Linus..
Un giorno dovranno crescere e capiranno che esistono anche le sofferenze..mette di malumore parlare di queste cose..20 Giugno 2009 alle 20:20 #28731beeswax_Partecipanteshadowgrunge – 20/6/2009 21:13
La felicità data dall’inconsapevolezza è una felicità falsa dal mio punto di vista, una felicità limitata se non altro, si rimane nei confini della propria “isola” chiusi nel proprio mondo. Dato che il discorso ha preso risvolti filosofici, vi riferisco cosa disse la mia prof di filosofia a riguardo: la vera felicità e anche libertà è riuscirsi a ritagliare uno spazio per se in questo mondo e gestirselo autonomamente in modo da poterlo chiamare proprio (non sono parole letterali, ma siccome concordo pienamente con questo punto di vista ho anche riscritto a modo mio)
Poi essere come Rodd e Todd non fa proprio per me anche perchè mi sento più un Peanuts, un pochino Charlie Brown e molto Linus..
Un giorno dovranno crescere e capiranno che esistono anche le sofferenze..mette di malumore parlare di queste cose..Più che altro la felicità è realizzarsi, se proprio vogliamo parlare di Felicità nel senso pieno e sincero della parola. La felicità sincera, quella che non può regalarti nessun Gesù o che altro. Probabilmente Rod e Todd potevano sentirsi felici sapendo di andare in Paradiso, ma non potevano mai esserlo davvero, dato che non sapevano cosa li rendeva davvero felici -e non cosa li faceva sentire tali. Probabilmente qualcuno vorrà insegnare ad essere felice, venderà un libro e ci farà tanti soldi, verrà letto e con un po’ di fortuna qualcuno si sentirà felice. Ma non lo sarà mai davvero perchè ognuno è felice a modo suo. Ognuno ha il suo Nirvana, in fondo. Ognuno ha la sua ragione per cui il cuore ride di gusto..
Fin. E mi sento come ai corsi buddisti come quando gli adulti parlano e anche se non mi danno retta imparo qualcosa. XD è una cosa positiva ico03
21 Giugno 2009 alle 17:27 #28714AnonimoOspiteNemo80 – 20/6/2009 20:06
Per Anorexorcist: visto che, come al solito, fai delle grandissime citazioni e dai riferimenti letterari e filosofici altissimi (cosa che personalmente adoro)… mi hai fatto venire in mente la dottrina stoica dell’ Apathia: l’assenza di pathos è la via per la felicità.
Tu cosa ne pensi?Prometto una risposta. Ma non ora, ché ho il cervello fuso dal troppo studio in vista del prossimo esame ico13
Domanda impegnativa, però… Farò del mio meglio, intanto grazie delle lusinghe ico0223 Giugno 2009 alle 9:40 #28715AnonimoOspiteNemo80 – 20/6/2009 20:06
Per Anorexorcist: visto che, come al solito, fai delle grandissime citazioni e dai riferimenti letterari e filosofici altissimi (cosa che personalmente adoro)… mi hai fatto venire in mente la dottrina stoica dell’ Apathia: l’assenza di pathos è la via per la felicità.
Tu cosa ne pensi?Carissimo, eccomi qua.
La domanda è complessa, spero di non sviluppare un paragrafo tremendamente lungo!
Della teoria stoica dell’apathia penso molte cose. In sé, è una dottrina ben studiata, che poggia su presupposti logici che reggevano per quando sono stati formulati ma che adesso, alla luce di tutta la riflessione filosofica che c’è stata dopo, non reggono. Considerato il benessere emotivo esito di un perfetto equilibrio tra le parti in causa o, meglio, di un esercizio preponderante della ratio, di certo ogni passione, intesa come “affezione dell’animo” non poteva che dover essere estirpata. Esattamente come per mantenere un corpo in stato di salute, si cercava (e si cerca) di tenerne a distanza morbi, virus, malattie. La prima grossa falla sta nella contraddittorietà di chi questa teoria la diffondeva. Prendo ad esempio Seneca, che è quello che ho studiato meglio. Nel De Vita Beata, il nostro passa buona parte del “dialogo” a spiegare il perché e il per-come le passioni siano nocive, becere, terribilmente temibili… e un’altra buona parte la passa a difendersi dalle accuse che la cittadinanza gli muove, perché predica tanto bene quanto razzola male. Seneca è tra i più ricchi dell’Urbe, possiede oro, case. E la sua difesa è debole:“Dirai: ‘Parli in un modo e agisci in un altro’. Ma questo, lingue biforcute velenose e ostili alle persone più degne è stato contestato anche a Platone, a Epicuro e a Zenone. Dicevano tutti di vivere non come loro vivevano, ma come loro stessi avrebbero dovuto. Parlo della virtù, non di me, e quando condanno i vizi, per primi condanno i miei. Appena potrò, vivrò come si deve.”
(Sen., De Vita Beata, XVIII, 1)Il discorso prenderebbe una piega troppo lunga, mi limito a rilevare una contraddittorietà di fondo, e a rilevarla in uno dei massimi esponenti dello Stoicismo romano. Preferisco, e trovo più plausibili e ragionevoli, tra le dottrine antiche che abbiano a che fare con questo problema, quella dei Cinici o, ancora meglio, quella degli Epicurei. Vada la botte di Diogene, vada l’atarassia e il “vivere nascosto” di Epicuro.
Per quanto riguarda me personalmente, nel senso di modus vivendi e weltanshauung, non credo sia applicabile una teoria di questo tipo. Considerando “passioni” non tanto fattori concreti, come la ricchezza, quanto fattori emotivi, come il dolore fondo o l’enorme gioia, l’amore, la melanconia, la passione fisica, credo non sia possibile estirparli senza cadere in una sorta di “coma emotivo” e benessere posticcio. Lo dico perché, nel mio piccolo, ci ho provato a sdradicare via tutto e ad alzare grosse mura a difesa. Ma il cuore resta sempre dentro il circolo dell’assedio (e batte forte!) e gli occhi fuggono sempre a cercare al di là dei torrioni. Meglio soffrire, e tanto. Ci si guadagna il colore del grano, direbbe la volpe del Piccolo Principe ico01
Mi rendo conto che non tutti, forse, hanno presente il passo del Piccolo Principe, quindi lo scrivo. Tenete presente che quello del Piccolo Principi è probabilmente il personaggio che più mi snerva tra tutti quelli che ho letto finora… però dice cose sensate!
“In quel momento apparve la volpe.
– ‘Buon giorno’, disse la volpe.
– ‘Buon giorno’, rispose gentilmente il piccolo principe voltandosi, ma non vide nessuno.
– ‘Sono qui’, disse la voce, ‘sotto al melo…’
– ‘Chi sei?’, domandò il piccolo principe. ‘Sei molto carino…’
– ‘Sono una volpe’, disse la volpe.
– ‘Vieni a giocare con me’, le propose il piccolo principe, ‘sono così triste…’
– ‘Non posso giocare con te’, disse la volpe, ‘non sono addomesticata’
– ‘Ah, scusa!’, fece il piccolo principe
Ma dopo un momento di riflessione soggiunge: ‘Che cosa vuol dire addomesticare?’
(…)
– ‘E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami (…) La mia vita è monotona, io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. (…) E poi, guarda!, vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla e questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso, quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…’
(…) Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina:
– ‘Ah!’, disse la volpe ‘…piangerò’
– ‘La colpa è tua’ disse il piccolo principe ‘ io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…’
– ‘E’ vero’, disse la volpe.
– ‘Ma piangerai!’, disse il piccolo principe.
– ‘E’ certo’, disse la volpe.
– ‘Ma allora che ci guadagni?’
– ‘Ci guadagno’ disse la volpe ‘ il colore del grano’.(A. De Saint Exupéry, Il piccolo principe)
20 Luglio 2009 alle 13:15 #28732Major DonniePartecipantegrande tributo a Ralph vedo che ha fatto un utente.
vi dico che sono particolari.
e ragazzi ordinate però fate sezioni, come detto, non si capisce nulla altrimenti.20 Luglio 2009 alle 14:44 #28716AnonimoOspiteMajor Donnie – 20/7/2009 15:15
grande tributo a Ralph vedo che ha fatto un utente.
vi dico che sono particolari.
e ragazzi ordinate però fate sezioni, come detto, non si capisce nulla altrimenti.Risposto nel topic “presentazioni”. E comunque, magari con calma e piacere, eh? ico02
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