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Rispeditemi al topic se già ce n’è uno.
Comunque, vorrei dei chiarimenti su Last days, mi sono sempre fatta delle domande da quando l’ho visto ma non ho mai pensato di dare risposta. Allora
1) che canzone è quella che “Michael Pitt” canta più o meno verso la fine, soltanto con la chitarra?
2) I tipi che ci sono in casa chi sono? E’ Michael De Witt e gli altri sono i suoi amici? [è in questo che non trovo il senso, com’è possibile che fossero in casa in quei giorni?
3) Il tipo delle pagine gialle perchè parla di un’officina?Non ci ho capito un emerito cazzo, bene ico02
2- i tipi che sono in casa sono i suoi amici, se fossero veramente in casa o meno nella realta’ non si sa, ma il regista li ha messi li’ legandoli alla questione della carta di credito che venne usata anche dopo la morte
3- l’agente delle pagine gialle e’ del tutto inventato, vuole innestare del “burlone” nella figura del cantante, dicendo che l’anno prima aveva messo un annuncio per un’officina, chiedendo quindi se gli affari erano andati bene, e’ la parte che preferisco 🙂Domande assolutamente pertinenti… anch’io spesso mi sono fatta quesiti del genere… senza mai dare una risposta…
Kurt74 – 10/9/2010 22:30
2- i tipi che sono in casa sono i suoi amici, se fossero veramente in casa o meno nella realta’ non si sa, ma il regista li ha messi li’ legandoli alla questione della carta di credito che venne usata anche dopo la morte
3- l’agente delle pagine gialle e’ del tutto inventato, vuole innestare del “burlone” nella figura del cantante, dicendo che l’anno prima aveva messo un annuncio per un’officina, chiedendo quindi se gli affari erano andati bene, e’ la parte che preferisco 🙂Al tipo dell’officina non c’avevo pensato O.O
Grazie Lello 🙂non e’ di un officina e un agente delle pagine gialle, e’ Blake che ha comprato uno spazio puibblicitario per un’officina che non ha mai avuto
da rapportoconfidenziale
La sequenza del dialogo fra Blake ed il venditore di spazi pubblicitari delle Pagine Gialle, se in superficie può apparire come un buffo siparietto degli equivoci, è in realtà un’interessante messa in scena d’una di quelle interviste che hanno contribuito a gettare nella depressione l’artista di Seattle: cambiando il soggetto del discorso la sequenza appare disvelata e chiara (forse proprio per questo non troverete alcun critico che la coglierà per la sua reale natura).
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