Il Nirvana

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    Anonimo
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    Il Buddhismo sostiene una reincarnazione nelle diverse specie di esistenza. La comparsa nel mondo può essere interrotta, se il Karma è particolarmente cattivo, da pene infernali di lunga durata, mentre d’altra parte le buone azioni sono premiate con la dimora in un mondo divino. Questi cieli hanno una disposizione a piani sovrapposti, e quanto più in alto sono collocati, tanto maggiori sono le perfezioni di coloro che vi dimorano. Tuttavia il piacevole soggiorno nei mondi divini non è per il saggio un fine degno d’essere ottenuto a tutti i costi, poiché anche l’esistenza celeste è destinata ad aver fine, con il ritorno ai dolori della terra. La liberazione finale dalle sofferenze e dalle passioni è garantita solo dal raggiungimento del Nirvana.

    Il Nirvana (dispersione, estinzione), secondo la dottrina del Hinayana è la liberazione, già realizzabile in questa vita, dai tre peccati capitali: odio, cupidigia ed illusione.
    Con la morte, il santo raggiunge una condizione in cui tutti i gruppi di fattori esistenziali che formavano la sua Personalità, vengono annientati senza possibilità che ne sorgano di nuovi.

    Il Nirvana perciò, dal punto di vista dell’uomo posto nel mondo è il nulla, per cui spesso viene paragonato allo spazio vuoto. In realtà è un nulla relativo, non assoluto, poiché da quelli che lo hanno ottenuto viene sentito come una gioia ineffabile, soprannaturale.

    Il Maháyána, almeno in alcuni testi e scuole, designa questo nirvana, che è simile “a una lampada che si spegne”, come un nirvana inferiore. Il supremo Nirvana, quello vero, cui tende il bodhisattva, non è una condizione statica, bensí dinamica, di superiorità sul mondo: in esso il santo, libero dall’ignoranza, dalla passione, dal dolore e dal karma, opera eternamente e in modo costante per il bene di ogni essere vivente.

    Il buddhismo insegna che è possibile una liberazione di singoli individui, ma non una liberazione universale, poiché il numero degli esseri sulla terra è infinitamente grande. Il singolo però può raggiungere la salvezza solo nel corso di innumerevoli esistenze, liberandosi a poco a poco da tutti gli impulsi e dall’illusione della presenza di un’individualità perdurante e di un mondo formato di sostanze eterne. Il santo maháyána Aryadeva compendia la via della salvezza nelle seguenti parole: “In primo luogo a tutto ciò che è male rinuncia, e poi a credere nell’Io, renditi infine libero da tutto, e allora certo diverrai un saggio”.

    #31198
    Kurt74
    Amministratore del forum

    Credere in se stessi e’ un valore positivo o negativo ?

    #31200
    scoff
    Partecipante

    si parla anche di questo in siddharta ico08 ti consiglio di leggerlo, forse ne capirai di più (di me sicuro ico08 )

    #31199
    Kurt74
    Amministratore del forum

    il film mi e’ piaciuto molto, vedro’ di sciropparmi anche il libro.
    credo che il trucco sia nel non oltrepassare la sottile linea tra la fiducia in se stessi e la presunzione

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