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29 Aprile 2013 alle 19:26 #38577fecalmatter93Partecipante
No scusate non mi sono spiegato. Non intendevo che il punk è l’unico genere che ha una sorta di morale o codice etico, ma che esso è praticamente imprescindibile da esso, in quanto nasce storicamente (non intendo nel 2013) con una forte funzione sociale o comunque di denuncia di qualcosa, come il rap in effeti. Poi ovviamente andando avanti nel tempo ha perso parte di questa funzione, ma io intendevo semplicemente che non mi sembra assurdo criticare un gruppo punk che propone modelli o idee antitetiche alle proprie, come non ascolterei mai rapper nazista per esempio. Non era assolutamente una dichiarazione di superiorità del punk sugli altri generi, non me lo sognerei mai 🙂
29 Aprile 2013 alle 20:15 #38569RixxPartecipanteHai messo a fuoco il concetto e direi che è condivisibilissimo. Anche se in teoria sarebbe maggiormente applicabile all’hardcore..perchè,intendiamoci,non c’è assolutamente nulla di etico nè morale,nè tantomeno di “forte funzione sociale” nei primi gruppi protopunk (gli Stooges sono esattamente l’opposto,per fare l’esempio più celebre) ,figuriamoci col punk ’77 (non c’è futuro,quindi che minchia me ne frega?! I don’t care era il motto,e di certo non ci vedo dietro alcuna implicazione sociale…). Concetti come quelli sono molto più papabili nel punk e hardcore degli anni ’90,soprattutto dai gruppi che nascevano dal giro dei centri sociali,squat e simili. Negli anni 80 c’hanno provato gli Sham69 e tutta l’ondata street-Oi! ,ma forti implicazioni “politiche” (anche se sarebbe meglio definirle “d’appartenenza”) non hanno fatto altro che traviare il messaggio e dividere le correnti.Clash,Crass e via discorrendo sono stati i primi a veicolare tematiche etiche e sociali,ma se guardiamo in generale ciò che proponeva la maggior parte della truppaglia punk era un surrogato di individualismo , “Io contro voi”,non “Noi contro tutti gli altri”. Anche perchè in Gran Bretagna il punk fu un vero e proprio affare che riempiva i locali e faceva vendere migliaia di dischi l’anno.
Diverso il discorso americano,dove l’hardcore era malvisto,socialmente inaccettabile,violento,non inquadrato,roba da pochi. E quei pochi,gioco forza,dovevano unirsi,incontrarsi,per creare la rete e fare numero. Ma secondo me è solo con gli anni ’90 che il concetto (ripreso anche dagli insegnamenti di vecchie glorie come i mai dimenticati Crass) diventa “etico” o addirittura “morale”. Figurati che io ho sempre pensato fosse sempre meglio prenderlo come fonte di divertimento…1 Maggio 2013 alle 17:56 #38562Kurt74Amministratore del forumsono d’accordo con entrambi, vorrei risottolineare, scusate l’insistenza, che noi italiani non capiamo nulla dei testi,. ne’ ci interessa capirli (generalizzo volutamente).
Questo comporta da un lato l’essere piu’ ignoranti su questi discorsi, ma musicalmente piu’ puri, se un pezzo mi piace, mi piace, punto. Non so se sta’ urlando UCCIDETE TUTTIIIII, e non e’ importante che lo sappia.1 Maggio 2013 alle 22:32 #38578fecalmatter93PartecipanteSì Rixx, per chiudere, è vero che il discorso sociale non è applicabile al punk in generale, ma un messaggio “esistenziale” di fondo c’è quasi sempre, anche da parte degli Stooges (no fun) e dai pistols (no future, per l’appunto). Comunque sì, in generale sono d’accordo con te. E anche con Kurt, se un pezzo è figo e divertente mi piace, non ci sono cazzi.
2 Maggio 2013 alle 7:03 #38579LiturgyPartecipanteRixx – 26/4/2013 13:12
Tornando all’argomento principale,quello che è certo (e documentato nel libro di Everett True) è che i Green Day furono invitati ad assistere al concerto di capodanno del tour americano di IU,grazie a Cali che distribuì loro i pass, così poterono vedere i Nirvana da bordo palco (e scroccare le loro birre nel frattempo).
Interessante!
Presumo però che Cobain non avesse la più pallida idea di chi fossero al tempo visto che erano ancora un gruppo “underground” all’epoca.
2 Maggio 2013 alle 19:18 #38570RixxPartecipante@ Liturgy: fu merito di Cali DeWitt,più giovane e quindi più informato su quello che girava in ambito underground all’epoca. La suddetta biografia riporta che,nella parte di tour che riguardava New York,i Nirvana ebbero un day off e la sera lo sfruttarono per andare a cercare un concerto interessante da vedere. Cali voleva portarli al CBGB’s,dove suonavano i…..Rancid. Ma Kurt decise di andare altrove. Strana la vita,eh?
11 Maggio 2013 alle 7:24 #38580LiturgyPartecipanteSul serio!!
E mi viene in mente, si sa se Kurt conoscesse i Radiohead?
So che avevano pubblicato solo un album all’epoca però Pablo Honey ha venduto parecchio. Sono sempre stato dell’idea che Kurt sarebbe un grande loro fan se avesse vissuto qualche anno di più!
11 Maggio 2013 alle 10:15 #38571RixxPartecipanteLiturgy – 11/5/2013 09:24
Sul serio!!
E mi viene in mente, si sa se Kurt conoscesse i Radiohead?
So che avevano pubblicato solo un album all’epoca però Pablo Honey ha venduto parecchio. Sono sempre stato dell’idea che Kurt sarebbe un grande loro fan se avesse vissuto qualche anno di più!
Non saprei,non credo li conoscesse.Nella sua ultima intervista per Rolling Stone disse di non riuscire ad essere più in grado di aggiornarsi nel panorama musicale contemporaneo. Penso avrebbe avuto modo di citarli,se ne fosse rimasto in qualche modo affascinato.
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