A MASSIMO TROISI
Non so cosa teneva “dint’a capa”,
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto cheè del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un’altro.
Morto troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di “jamm, ‘o saccio, ‘naggia, oilloc, ‘azz!”
era come parlare col Vesuvio,
era come ascoltare del buon Jazz.
“non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli indiani e i miliardari di Hollywood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il su
e non m’ha mai parlato della pizza,
e non m’ha mai suonato il mandolino.
O massimo, io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell’amato San gennaro.
Roberto Benigni