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11 Febbraio 2004 alle 19:00 #1202AnonimoOspite
CHUCK BERRY
Nel 1974 aprimmo per Jerry Lee Lewis e Chuck Berry. Puoi immaginare quello show?? Jerry Lee, Chuck e Bruce. Merda, non mi farei mai sfuggire il biglietto. Arrivammo lì, facciamo il soundcheck – durante il quale, cosa che amo, Bruce è molto meticoloso, proprio come dovrebbe essere ogni vero professionista – e sbrighiamo le nostre faccende. Di Chuck Berry nemmeno l’ombra. Jerry Lee arriva e fa il suo show. Niente di Chuck. E’ ora di iniziare per lui. Entra, ma senza band. Ha solo la sua chitarrae ci fa segno di prendere gli strumenti. Garry, che è l’esperto del gruppo per quanto riguarda Chuck Berry, gli chiede: “Ehi signor Berry, cosa vuole che suoniamo?”. Attimi di panico. “Credo…credo che suoneremo qualcosa di Chuck Berry!” risponde lui. Normale. Cosa vremmo potuto dire? Se sei un musicista, non c’è altro da fare se non suonare. Dunque saliamo sul palco. Lui prende la sua chitarra e attacca dritto una sua canzone. Senza dirci gli accordi, nulla di nulla! Fece così per tutta la sera. E funzionò
Clarence Clemons (Sassofonista della E street band)ELVIS PRESLEY
Nel 1974 facemmo un concerto a Memphis, Tennessee e dopo lo show, era notte fonda, saranno state le 3 del mattino, io e Steve prendemmo un taxi e ci facemmo portarte alla casa di Elvis Presley. Restammo fuori dal cancello, era tutto chiuso, ma c’è una luce e una finestra e io dissi a Steve: “Steve, vado a vedere se c’è Elvis”. Il tassista mi disse: “No, non scavalcare quel muro, ci sono grossi cani da guardia là dentro, ti faranno a pezzi”. Ma io mi arrampicai sul muro e saltai giù. Ero pronto a subire l’attacco, ma non successe niente, così camminai lungo la strada fino all’ingresso principale. E stavo per mettermi a bussare quando un guardiano uscì dall’ombra e mi fece: “Ragazzo, cosa vuoi?”. Gli dissi: “E’ in casa Elvis?”. E lui: “No, non c’è, è al lago Tahoe”. Gli dissi: “Potresti dirgli che sono stato qui? Sai, ho una band e abbiamo fatto uno show qui in città, stasera, abbiamo anche inciso dei dischi…”. E lui disse: “Cero, certo. Però adesso è meglio che tu te ne vada”. Così mi accompagnò fino al cancello lo aprì e mi fece uscire. Fu non molto tempo dopo quell’episodio che Elvis morì, e quell’estate cominciai ad ascoltare tutti i suoi vecchi dischi e pensavo…mi domandavo com’era possibile che un uomo apparentemente così forte fosse finito sconfitto così malamente. Meritava qualcosa di molto più bello
Bruce Springsteen, 7-5-1981, StoccolmaA PROPOSITO DEL SUO PRIMO ALBUM
Ho fatto venir fuori un numero incredibile di cose tutte in una volta. Un milione di cose in ogni canzone. Le avevo scritte in mezz’ora, quindici minuti. Su alcune di esse ho lavorato per circa una settimana, ma la maggior parte erano dei lampi, una situazione di autentica energia. Scrivevo come in preda ad una febbre. Non avevo soldi, nessun posto dove andare, niente da fare. Era inverno faceva freddo e scrivevo. Mi sentivo in colpa se non lo facevo. Terribili sensi di colpa. Come quando ti masturbaviL’UPSTAGE
C’erano molti musicisti, perché le bands che venivano dal North Jersy e da New York per suonare nei club della costa dove volevano covers dei brani da classifica ci facevano sempre un salto dopo i loro show, e si mischiavano ai ragazzi del posto. Tutti andavano all’upstage perché chiudeva più tardi degli altri club e perché, tra l’una e le cinque del mattino, potevi suonare la musica che preferivi, e se eri abbastanza bravo potevi scegliere i ragazzi con cui suonare.
Il titolare dell’Upstage era Tom Potter, un tipo beat che aveva intonacato i muri con vernice nera sui quali aveva appeso i manifesti di pinups. Era un grande posto. Ti fregava 5 o 10 dollari per farti sedere, ma potevi fare in modo di non tornare più a casa perché quando uscivi era già giorno. Potevi piazzarti sulla spiaggia oppure correre a casa prima che la luce diventasse isopportabile, inchiodare le coperte alla finestre della tua stanza e semplicemente dormire fino a notte
Bruce SpringsteenPenso fosse proprio l’Upstage a rendere speciale Asbury Park. Non c’erano molte altre zone che avevano posti come quello. Io non mi sono mai seduto ad ascoltare un disco per imparare a suonare. Ho imparato suonando con altre persone
Gary Tallent (bassista della E street band)Vi erano sere in cui ti capitava di salire al terzo piano, dove c’era il rock ‘n’ roll center, e di trovare 200 persone di cui 150 erano musicisti che si azzuffavano per un posto su quel piccolo palco
Southside JohnnyCominciai a frequentare l’Upstage non per suonare, ma per passare la serata con gli amici, ballare e andare fuori di testa. Questo è ciò che succedeva il sabato sera. Uscire di testa…conoscere ragazze. All’Upstage si suonava salle 9 a mezzanotte, poi c’era un’ora di pausa e quindi si riprendeva fino alle 5, anche le 5 e mezzo del mattino. Sempre un sacco di gente su quel palco (…)
David Sancious (ex pianista della E street band)L’Upstage era il punto di ritrovo di tutti i musicisti della zona che, dopo aver suonato in altri club o nei bar della costa, si radunavano per una jam session. A volte, se eri fortunato, incontravi Tom Potter prima dello show e ti sentivi dire che avevano bisogno di un batterista; così potevi suonare 8 ore di seguito (…)
Vini “Mad Dog” Lopez (ex batterista della E street band)PARLATO DI “GROWIN’ UP”
Eccoci là, io, Big Man e Stevie. Correvamo in macchina lungo quella vecchia strada buia. E all’improvviso, Bang!, buchiamo una gomma. Avevamo un’Impala del 1963, davvero un pezzo di merda che mi aveva dato il mio vecchio. Era tutto quello che avevamo per andare in giro, urlando per le strade secondarie. Boom! Gomma bucata. Naturalmente non avevamo la ruota di scorta. Così cercammo di convincere Steve a proseguire con la ruota a terra fino a che non avessimo trovato una stazione di servizio. Ma non avevamo idea di dove fossimo. Era buio, molto buio. Nemmeno la luna. Stavano tutti rintanati quella notte. C’erano alberi, una foresta immersa nell’oscurità. Non riuscivamo a vedere nulla. Nel profondo della foresta scorgemmo una luce. Pensammo che qualcuno vivesse lì e che avrebbe potuto darci una mano. Così entrammo nel bosco, infangandoci tutti. E lì, nel mezzo della foresta, c’era una vecchia zingara seduta accanto al fuoco. Quando ci avvicinammo alzò gli occhi e disse: “Forato eh?”. Ci mise a disagio. Come poteva saperlo? Eravamo molto lontani dalla strada. Disse: “Cosa sono venuti a fare qui dei disgraziati come voi? Cosa cercate? Ditelo alla zingara e vi metterà a posto. Prima di tutto sembrate dei vagabondi. Non siete presentabili per niente” Agitò il suo bastone e BAM! Steve in un elegante vestito rosso nel mezzo della foresta. Lo agitò di nuovo BAM! Big Man in un elegante vestito bianco nel mezzo della foresta. Poi lo agitò davanti a me. BOOM! Niente. Disse: “Non sempre funziona. Alcuni si impegnano per diventare vagabondi , altri nascono vagabondi”. Dissi: “Anch’io ho diritto al mio incantesimo”. “Ok, ok. Cosa posso fare per te?” chiese la zingara. Pensai a qualcosa per la macchina, ma era un ferrovecchio. Lei disse: “Devi solo dirmelo, amico. Vuoi essere un re? Un imperatore? Vuoi avere una catena di pizzerie?”. Io dissi: “Bè, a essere onesto… Non per dire a casaccio… Ciò che veramente avevo in mente.. Che penso potrebbe andare… Penso che vorrei essere, vorrei essere, vorrei essere… una rock ‘n’ roll star”.
Bruce Springsteen nel “Born to run tour”PARLATO DI “OPEN ALL NIGHT”
Questa è la canzone dedicata all’Aurea Strada dell’Est, laNew Jersey Turnpike. La facevo sempre da New York City, giù verso sud, non ci sono mai stati problemi, è solo una lunga strada dritta finchè si prende l’uscita n° 8 che ti porta giù a Freehold… Highstown. Bè, a Highstown i poliziotti non hanno niente altro da fare che stare lì ad aspettarti per tutta la notte. Così tutte le volte che prendevo quell’uscita n° 8 stavo sempre molto, molto attento a non andare troppo forte perché già mi avevano beccato un paio di volte. Quella notte dovevo andare in modo così sospettosamente lento che il poliziotto mi fermò. “Patente e libretto”. “Signore non ho la patente e nemmeno il libretto.” Non sono mai stato molto bravo ad inventare scuse. Quello torna verso la sua macchina, mi richiama, gli do il mio nome e mi dice: “Ragazzo, ma tu sei quel…quel cantante di Rock ‘n’roll??”. Gli dico: “Si, si sono io”. “Sei tu che hai scritto quella canzone… Born to run??” “Si, si, certo, l’ho scritta io.” “Bè, figliolo, sei in un mare di guai”PARLATO DI “INDEPENDENCE DAY”
Sono cresciuto in una piccola città di circa diecimila abitanti. Mio padre lavorava duro, nella fabbrica del paese. Quando ero piccolo ricordo che lui lavorava nel turno di notte e a volte andavo con lui e lo vedevo spostare le cose da un posto all’altro, là dove il rumore è così forte che non puoi dire niente, non puoi sentire niente. E decisi che se anch’io avessi dovuto vivere una vita simile sarei morto. Tornava a casa molto presto la mattina, proprio mentre io mi preparavo per andare a scuola. Sembrava non trovassimo mai il tempo per sederci e parlare di quelle cose che a sedici o dicassette anni devi confidare a qualcuno. Ci sono voluti trent’anni per dirci che ci volevamo bene. E non è giusto. Perciò, se volete bene ai vostri genitori, non aspettate così a lungo.
Bruce Springstreen 11-4-81 ZurigoPARLANDO DELLA SCUOLA
Non riuscivo ad essere nemmeno lo zimbello della classe: per fare ciò è necessaria una popolarità superiore alla mia. Era un po’ come se io non esistessi
Bruce SpringsteenSOGNI
Non puoi limitarti ad essere un sognatore. Perché tutto può trasformarsi in illusione e poi ancora in delusione. Avere dei sogni è la cosa più importante della vita,ma devi evitarne il veleno: quello della disillusione.
Bruce SpringsteenMOMENTO DI IMBARAZZO DURANTE “ROSALITA”
Tutti hanno un momento imbarazzante nella vita. Dovevamo suonare al Bottom Line, 450 posti. Quel sabato sera avrebbero trasmesso il nostro concerto per radio. Eravamo caricatissimi e Bruce fu incredibile. Sotto il palco c’erano i tavoli, Bruce cominciò a correre sul primo tavolo e a ballare. Le bibite volavano dappertutto, i cheeseburgers colpivano in faccia la gente. Finimmo la prima parte. Stavo bene, ero di ottimo umore, così andai al bar a bere qualcosa e vedere se riuscivo ad incotrare qualche ragazzina. Quando tornai sul palco andava tutto bene. C’è un momento molto speciale in “Rosalita”, quello che la band ama di più, perché Bruce ci presenta al pubblico. C’è una cosa da sapere se suoni nella E street band: non puoi mai, proprio mai essere sicuro di ciò che farà Bruce. Devi solo fissarlo, tenere gli occhi e orecchi ben aperti.
Alla fine di “Rosalita” eseguiamo quel riff e io batto il mio tempo. Bruce corre avanti e indietro e sei paia di occhi lo seguono. E io sto bene, ehi è sabato sera, la E street a New York. Suono e ora non sto guardano più Bruce, ma che importa? Guardo verso la sinistra del palco e vedo questa bellissima ragazza, e penso anche lei mi stia guardando. Mi volto per non distrarmi. La gente guarda me, la luce è puntata su di me. Continuo a battere quel tempo e la guardo di nuovo. Adesso sono sicuro che sta guardando me. La guardo e lei tiene il tempo. Io continuo a tenere quel tempo, lo sto facendo meglio di quanto abbia fatto nella mia vita. Suono sempre più forte e sempre più veloce e….d’improvviso mi accorgo che sono l’unico che sta suonando. Oh, no… Adesso sono nei guai. Ma ero così sconvolto che non riuscivo a fermarmi. Era orribile. Continuo a suonare quel tempo e questo mette Bruce di pessimo umore. Si gira, viene verso di me e… sembra alto 10 metri e io piccolissimo. Arriva alla batteria, mi prende, mi afferra le mani, mi toglie le bacchette, mi prende per il collo e comincia a scuotermi forte, avanti e indietro, su e giù. Ero imbarazzatissimo. Poi mi mise giù. E l’umore era radicalmente cambiato. D’improvviso, tutti quegli occhi erano puntati su di me. Bruce si allontanò, fece segno toccandosi il lobo dell’orecchio e per fortuna entrammo tutti insieme.
Max Weinberg (batterista della E street band)PARLATO DI “THE RIVER”
Come state laggiù, stasera? Molto bene. Molto bene. Questa è…quando stavo crescendo io e mio padre litigavamo sempre, quasi su tutti gi argomenti. Ma ….io avevo dei capelli davvero lunghi, scendevano otre le spalle………..Quando avevo 17, 18 anni il mio vecchio li odiava veramente; quando ci mettevamo, litigavamo tanto che io finivo per passare moto tempo fuori di casa. E d’estate non era tanto male, perché faceva caldo, e gli amici erano tutti fuori; ma d’inverno, mi ricordo quando stavo giù in paese e rendevo un sacco di freddo……..e quando il vento soffiava avevo una capanna fatta coi rovi nella quale mi riparavo. E chiamavo la mia ragazza, qualsiasi ora fosse solo per parlarle, anche tutta la notte……….fin quando, finalmente, trovavo il coraggio di tornare a casa…..mi fermavo un momento nel viale, e lui era a ad aspettarmi, in cucina. Io mi mettevo i capelli dentro il colo della camicia, entravo…..lui mi chiamava perchè tornassi a sedere con lui. La prima cosa che mi chiedeva era cosa pensavo di fare di me stesso. E la peggior cosa è che non riuscivo mai a spiegarglielo. Mi ricordo che una volta per un incidente in moto; mi ritrovai disteso nel letto, e lui fece entrare un barbiere che mi tagliò i capelli, e, ragazzi….mi ricordo che gli dissi che lo odiavo, e che non me ne sarei mai dimenticato. Lui mi diceva “Ragazzo, non posso aspettare fino a che ti prenderanno ne’esercito. Quando ti prenderanno ne’esercito faranno di te un uomo. Ti taglieranno i tuoi lunghi capelli e faranno di te un uomo”. Questo successe, credo, ne ’68. E c’erano molti ragazzi del vicinato che partivano per il Vietnam……Mi ricordo il batterista della mia prima band che veniva verso casa mia con indosso la sua uniforme da marine dicendo che andava, e non sapeva dove…….molti ragazzi partirono, e moti non tornarono; e molti di quelli che tornarono non erano più gli stessi. Mi ricordo, il giorno in cui arrivò la cartolina di leva, la nascosi ai miei, e tre giorni prima della chiamata militare io e i miei amici uscimmo, restammo sveglio tutta la notte……….e alla mattina della partenza, tutti sull’atuous, eravamo così spaventati……..e andai………e mi bocciarono! Tornai a casa….non c’era niente che desiderassi tanto……..mi ricordo i ritorno a casa dopo essere stato via tre gironi……….entrai in cucina, mio padre e mia madre erano seduti li dentro. Lui mi disse: “Dove sei stato?” Io risposi che ero andato alla visita militare. Mi chiese “cosa ti hanno detto?” Io risposi che non mi avevano preso, e lui disse:”va bene”11 Febbraio 2004 alle 19:01 #5137AndyilMattoPartecipanteLo leggerò domani, ora non ne ho proprio voglia
11 Febbraio 2004 alle 19:03 #5135Little_StevenPartecipanteQueste sono citazioni del libro “Bruce Springsteen dalla A alla Z – ARCANA EDITRICE”. Ogni volta che leggo un passo di quel libro mi sembra di tornare indietro nel tempo. Mi sembra di aver vissuto tutte quelle storielle. Mi sembra di essere stato presente alla scena musicale della EAST COAST durante gli anni ’70. Quando parla dell’UPSTAGE mi sembra di esserci stato realmente. Quando racconta la storiella della zingara, immagino di essere nella macchina sulle backstreets del New Jersey. Insomma, ‘sto libro mi fa venire la pelle d’oca….
P.S. Scusate se vi rompo le scatole, ma ste emozioni mi va di condividerle con qualcuno
11 Febbraio 2004 alle 19:05 #5138AndyilMattoPartecipanteLittle_Steven – 11/2/2004 8:03 PM
Queste sono citazioni del libro “Bruce Springsteen dalla A alla Z – ARCANA EDITRICE”. Ogni volta che leggo un passo di quel libro mi sembra di tornare indietro nel tempo. Mi sembra di aver vissuto tutte quelle storielle. Mi sembra di essere stato presente alla scena musicale della EAST COAST durante gli anni ’70. Quando parla dell’UPSTAGE mi sembra di esserci stato realmente. Quando racconta la storiella della zingara, immagino di essere nella macchina sulle backstreets del New Jersey. Insomma, ‘sto libro mi fa venire la pelle d’oca….
P.S. Scusate se vi rompo le scatole, ma ste emozioni mi va di condividerle con qualcuno
Non rompi le scatole, solo che a quest’ora, non si ragiona molto
11 Febbraio 2004 alle 19:06 #5136Little_StevenPartecipanteconcordo. Sono appena stato dall’oculista, e non vedo un cazzo. ico02
L’oculista è un caro amico di famiglia. Gli ho detto che mi piace la musica rock e che suono. Mi ha chiesto se gli faccio un bel cd, perchè anche a lui piace la buona musica. Ora gli piazzo anche qualche pezzo nostro ico02 -
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